«Basta col tiro al bersaglio sulla Polizia, nel Fermano non avremmo nemmeno i numeri per rispondere» Il Sap pronto al flash mob

«Basta col tiro al bersaglio sulle forze dell’ordine da parte dei “professionisti del disordine”. È intollerabile che chi indossa una divisa venga trasformato nel bersaglio di frange violente che si infiltrano nei cortei». È questo il duro monito lanciato da Alessandro Patacconi, Segretario Provinciale del Sap (Sindacato autonomo di Polizia) di Fermo, in seguito agli scontri avvenuti durante alcune recenti manifestazioni pro Palestina in diverse città italiane.
Patacconi esprime solidarietà ai colleghi feriti, condanna con fermezza gli attacchi e chiede misure urgenti per rafforzare la presenza delle forze dell’ordine sul territorio.

«Secondo quanto riferito, gruppi ben organizzati avrebbero approfittato delle manifestazioni pacifiche per scagliarsi contro la polizia con pietre, bottiglie e ordigni improvvisati. Non è più accettabile che la piazza venga trasformata in un campo di battaglia. Colpire i tutori dell’ordine è un atto gravissimo che non può restare senza conseguenze» afferma Patacconi.
Il sindacato punta il dito anche sul «grave sottodimensionamento degli organici nella provincia di Fermo. Se simili episodi si fossero verificati qui, non avremmo avuto i numeri per rispondere in maniera efficace – denuncia il Segretario del Sap, ricordando come «da tempo, precisamente dal 2018, vengano segnalate carenze nella Questura e nella Polizia Stradale. Anziché rinforzi, si registrano trasferimenti di poliziotti, compreso il ruolo dei funzionari non rimpiazzati e organici sottodimensionati. Lo sanno i cittadini che abbiamo difficoltà a ricevere una denuncia di smarrimento? L’attuale Questura non è più il Commissariato di una volta. Serve anche il Reparto Prevenzione Crimine. Per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni, il Sap ha già organizzato una fiaccolata nei mesi scorsi, coinvolgendo non solo la Polizia di Stato ma anche le altre forze dell’ordine, anch’esse in difficoltà. Siamo pronti ad un “flash mob”, anche a fine mese, se necessario. Forse così qualcuno ci ascolterà davvero».


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