Sarebbe rimasto solo per almeno venti minuti il bambino di sette anni affetto da autismo precipitato da un terrazzino della sua scuola in Liguria. Ricoverato in Rianimazione all’ospedale Gaslini in condizioni critiche, la procura di Genova, con la pm Patrizia Petruzziello, ha aperto un fascicolo per abbandono di minore aggravato dalle lesioni gravissime, al momento a carico di ignoti. Gli inquirenti hanno acquisito cartelle cliniche e documenti sull’organizzazione della struttura che accoglie alunni con esigenze educative speciali. Dalle indagini della squadra mobile risulta che il piccolo sarebbe riuscito a salire una rampa di scale priva di parapetto, aprire una porta finestra ed entrare nel terrazzo del secondo piano, teoricamente vietato. La sua insegnante di riferimento sarebbe stata assente per malattia e quel giorno il minore sarebbe stato affidato a un’altra docente.
Incalzano gli interrogativi:
Prima domanda: è possibile (accettabile) che un edificio scolastico manchi delle più elementari infrastrutture, a tutela della incolumità di chi lo frequenta?
Seconda domanda: come si spiega (e giustifica) un “turn over” tra figure di riferimento (istituzionali), al punto che chi era “di turno” al momento dell’incidente non si è accorto di niente?
Domande scottanti che interpellano il senso di responsabilità, la coscienza di ognuno di noi, cittadini di uno Stato dove e il termometro etico è ormai sotto lo zero. Si spendono soldi inutilmente, ma non per la scuola, e per i suoi “rinforzi”. Accade così che un bimbo singolare sgusci via dall’attenzione di chi ha il dovere istituzionale di badargli, di dargli un aiuto concreto.
Ma c’è attenzione verso queste problematiche? Non penso proprio, e comunque, se anche c’è, non si attesta neanche al minimo sindacale. C’è, invece, attenzione verso tutto ciò che produce denaro: il denaro, come profetava Marx, da merce di scambio è diventato il valore per eccellenza. E allora? Se il denaro genera simbolicamente ogni valore, compreso se stesso, si può pensare a rimettere in sesto una scuola, e soprattutto, a dare dignità a chi è nato in condizioni di minorità psichica/ fisica?…: in una società dove vige le cultura dello scarto, è immaginabile uno scenario, dove interessa chi non produce (al punto da esserne emarginato)? No: se si eccettuano anime nobili, questo non importa a nessuno, tranne a chi vive il dramma. Giorno per giorno, attimo dopo attimo. È per questo che la scuola, oltre a doversi interessare che l’alunno si doti degli strumenti per la cognizione del mondo in cui vive, dovrebbe garantire sollievo ai genitori e a chi ruota intorno al soggetto non autonomo. Ma che importa. Uno due tre cento mille un milione di meno, che differenza fa, se oltre sette miliardi di uomini popolano il pianeta. Una cosa, però, è certa. La considerazione per questi “figli di un dio minore” (secondo la locuzione in voga da tempo), oltre a gridare vendetta al cospetto di Dio, è lo specchio impietoso di una visione del mondo, che definire civiltà è peccato mortale: ovvero una barzelletta.