GROTTAZZOLINA – “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e sulla pallavolo”. E’ così che, ironicamente, scrive l’onorevole Mauro Berruto, deputato della Repubblica, di quella Repubblica da lui stesso citata e di cui è stato ct dal 2010 al 2015.
Un post affidato, come spesso accade ai giorni nostri, ai propri profili social, una frase che con uno straordinario esercizio di sintesi racconta una domenica speciale, destinata a rimanere indelebile negli annali di questo sport. O meglio, dello sport. L’Italia di Ferdinando “Fefè” De Giorgi è campione del Mondo, siglando uno straordinario e doppio back to back: una manciata di settimane dopo le ragazze di Velasco, tre anni dopo l’ultimo Mondiale disputato, anche quello finito nelle grinfie di Giannelli e compagni. La frase di Berruto, però, è straordinaria anche perché fortemente inclusiva: accoglie infatti al suo interno anche gli sconfitti, che proprio in Italia per gran parte hanno preso il proprio domicilio sportivo. A partire da coach Blengini, anch’egli ex ct degli azzurri, per proseguire con Aleksandar Nikolov (in forza alla Lube Civitanova), Atanasov (Monza), Nacev (Padova), Zhelev (Macerata), Preslav Petkov (Sorrento), senza dimenticare Asparuhov e Grozdanov già protagonisti in Italia nel recente passato.
All’indomani di una vittoria mondiale finita sulle prime pagine di tutti i notiziari, giornali e pagine web della nostra nazione, dunque, nell’ambito di un movimento, quello pallavolistico, di cui tutti pian piano si stanno accorgendo, è proprio a loro che vogliamo dedicare queste righe: ai vinti, ma non per questo meno meritevoli, ovvero Georgi Tatarov e Iliya Petkov. Bulgari di nascita, talenti di uno sport che sa regalare emozioni infinite, e grottesi di adozione. Perché il fatto di perdere fa parte dello sport, ma non deve mai togliere il sorriso, anche in considerazione del peso che quella medaglia d’argento ha, rispetto ad un cammino incredibile compiuto dalla squadra più giovane del torneo, in barba al fatto che nessuno (o comunque in pochi) avrebbe scommesso su un cammino simile. E invece la Bulgaria si è dimostrata un movimento molto fiorente (a Grottazzolina lo sanno bene), con cui l’altrettanto fiorente movimento italiano dovrà fare i conti, probabilmente, ancora a lungo.
«Non riusciamo ancora a realizzare cosa abbiamo fatto negli ultimi giorni – raccontano in coro Petkov e Tatarov -. E’ tutto assolutamente incredibile, un cammino iniziato in sordina e proseguito con migliaia di persone di partita in partita pronte ad incitarci per ciò che riuscivamo a mettere in campo. Un’esperienza fantastica, che rimarrà impressa nelle nostre menti e nel nostro cuore per tutta la vita e che ci auguriamo possa rappresentare un meraviglioso punto di partenza». Perché il peso di una vittoria si dimostra anche sulla base di quello dell’avversario, ed in questo caso Bulgaria, Polonia e tutte le altre inciampate lungo il cammino di Anzani e compagni sono davvero tanta roba. La pallavolo, nelle Filippine, ha lanciato un segnale forte: sta guadagnando seguito e credito a suon di risultati, e anche le aziende se ne stanno accorgendo spostando le proprie sponsorizzazioni in uno sport che, coi fatti, sa essere di esempio. Ieri, domenica 28 settembre, dalle 12:30 in poi quasi tre milioni e mezzo di spettatori hanno pranzato seguendo le gesta di Michieletto e compagni sulla diretta Tv, con il 25,8% di share. E questo significa che un italiano su quattro, in quelle ore, stava guardando la pallavolo.
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