di Giuseppe Fedeli *
Carcerieri e carcerati, e outsider.
Non entrerò nel merito di nessuna questione. Mi limito a constatare, lasciando il giudizio agli opinionisti, come il nostro pianeta sia diventato da una parte preda, dall’altra terra per scorribande e saccheggi. Mi spiego. Se, da un lato, il mondo è merce di consumo, supino al pensiero unico di chi lo pilota, dall’altro i comandati sottostanno agli altrui desiderata, alle altrui mire espansionistiche e voluttà colonizzatrici. Quindi, i “consules,”, e chi è loro asservito, non sempre malgré soi. C’è, infatti, chi, sia pur astretto da mille difficoltà, riesce ancora a pensare, ad esercitare questa facoltà.
Divampano guerre in ogni parte del Globo, su tutte il conflitto russo-ucraino e la “guerra” per il dominio della striscia di Gaza. Non si hanno parole per descrivere l’orrore che, attimo dopo attimo, in quelle terre si consuma. In quegli angoli del pianeta ove divampano, senza tregua fuochi e devastazioni, bagnati da dolore e lacrime. Per non parlare del tema economico e finanziario, sotteso, come sempre è stato, alle rivendicazioni legate ai conflitti armati. Siamo in mano ai colossi della finanza, a lobby, che giocano con i nostri pochi, sudati risparmi, secondo algoritmi creati ad hoc. Per non dire poi dello sfascio istituzionale, e di quelle che sono le falle, che inghiottono l’amministrazione della cosa pubblica (per restare al nostro Paese). Ma, dico sovente, non esercitare la facoltà di pensare è molto più comodo. Come è assai più facile essere “sotto padrone”, argomentava Kant: carcerati e beati.
Per quanto mi riguarda, fin quando sarò su questa terra, cercherò, la schiena dritta e la ragione in allerta, di oppormi a qualsiasi dittatura del pensiero. Non abdicherò mai al mio modo di essere, figuriamoci alla mia “intelligenza”. Nel momento stesso in cui dovessi cadere nella trappola tesa dai carcerieri, ciò vorrebbe dire che non sono più padrone di me stesso. Sono consapevole, si paga in moneta sonante questo atteggiamento di fierezza. Ma è il biglietto che dà all’uomo la dignità, riconoscendogli un ruolo nel mondo.
Dopo l’amore, naturalmente
* giudice
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