Due uomini e una donna “in trasferta” a P.S.Elpidio: in auto un machete e un coltello. Uno dei pregiudicati è anche clandestino

PORTO SANT'ELPIDIO - L’insofferenza e l’agitazione hanno spinto gli agenti a procedere con una perquisizione personale e del veicolo. La decisione si è rivelata fondata: durante il controllo il tunisino ha tentato di occultare sotto il tappetino posteriore un coltello in acciaio con apertura “a farfalla” della lunghezza di 30 centimetri. L’ispezione accurata della Fiat Panda ha portato inoltre al rinvenimento di un machete della lunghezza totale di 50 centimetri, nascosto sotto il sedile del conducente. Le armi sono state immediatamente sequestrate.

di redazione CF

Nel pomeriggio di ieri, intorno alle 16,30 un normale posto di controllo della Polizia si è trasformato in un’operazione di sicurezza a tutti gli effetti.
A Porto Sant’Elpidio, in via Garda, una pattuglia della Squadra Volante della Questura ha intimato l’alt a una Fiat Panda con tre persone a bordo che, alla vista degli Agenti, hanno mostrato un atteggiamento nervoso.
I tre occupanti, un tunisino di circa 40 anni residente a Macerata, una connazionale, anche lei di circa 40 anni, e un romeno residente a Sesto San Giovanni, nel Milanese, hanno consegnato i documenti, ma le loro risposte sulla presenza nella cittadina costiera non hanno convinto i poliziotti.

L’insofferenza e l’agitazione hanno spinto gli agenti a procedere con una perquisizione personale e del veicolo. La decisione si è rivelata fondata: durante il controllo il tunisino ha tentato di occultare sotto il tappetino posteriore un coltello in acciaio con apertura “a farfalla” della lunghezza di 30 centimetri. L’ispezione accurata della Fiat Panda ha portato inoltre al rinvenimento di un machete della lunghezza totale di 50 centimetri, nascosto sotto il sedile del conducente. Le armi sono state immediatamente sequestrate.

Accompagnati in Questura, i tre sono stati sottoposti a rilievi della Polizia Scientifica: dagli accertamenti sono emersi numerosi precedenti penali, alias e svariati rintracci per notifica. Il tunisino e il romeno hanno rivendicato la proprietà delle armi, sono stati denunciati in stato di libertà per porto ingiustificato di armi o oggetti atti a offendere e, uno dei due, risultato anche irregolare sul territorio nazionale, è stato affidato all’Ufficio Immigrazione per la definizione della propria posizione.


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