di Sandro Renzi
Non c’è male ma potrebbe andare ancora meglio. I dati sulla dispersione scolastica rilevati dalla fondazione Openpolis (la scelta metodologica adottata a livello europeo è utilizzare come indicatore indiretto la percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che hanno solo la licenza media e non sono coinvolti in istruzione o formazione. Tra questi viene incluso anche chi ha conseguito una qualifica professionale regionale di primo livello con durata inferiore ai due anni ndr) collocano le Marche al settimo posto, dietro a Sicilia, provincia autonoma di Bolzano, Sardegna, Campania, Puglia e Calabria. La percentuale si attesta al 9,1%, come per la Basilicata, secondo quanto riporta anche Eurostat. «Nel corso dell’ultimo decennio l’Italia si è avvicinata agli obiettivi Ue. Prima a quello del 10%, oggi superato, e quindi anche a quello per il 2030 del 9%» si legge nel rapporto Openpolis. A testimonianza, quindi, del fatto che gli sforzi messi in campo in due lustri hanno consentito di ridurre ulteriormente il livello di abbandono scolastico. Ma molto c’è ancora da fare, soprattutto nelle grandi città e in quelle Regioni, come le Marche per l’appunto, che dovranno scendere sotto quota 9%.
Nel 2014, il tasso di abbandono nazionale superava di quasi 4 punti la media Ue, mentre oggi la differenza è di 0,5 punti percentuali. L’incidenza a livello europeo è infatti al 9,3%. «Sono comunque le città e le aree urbane più densamente popolate a mostrare una maggiore criticità rispetto ai fenomeni della dispersione scolastica e dell’abbandono precoce. Da qui la necessità di poter monitorare queste tendenze non solo a livello nazionale, ma anche in chiave locale, Comune per Comune, quartiere per quartiere nelle città maggiori» si legge ancora nel rapporto. Gli strumenti per combattere la dispersione scolastica non sono molti né di facile reperimento. Uno può essere rappresentato dai risultati scolastici ottenuti dagli studenti. «Un basso rendimento a scuola difatti non spiega né tantomeno coincide con l’abbandono precoce, ma può essere un primo segnale su cui ragionare. Ciò per due motivi: il primo è che un livello di apprendimento totalmente inadeguato rientra tra i segnali di dispersione implicita. Cioè quella che non si realizza con l’abbandono vero e proprio della scuola, ma con il raggiungimento di un titolo di studio che non corrisponde alle reali competenze. Il secondo motivo è che la dispersione scolastica è un fenomeno multifattoriale. Ritardi nel percorso di istruzione, risultati scarsi, ripetenze possono influenzarne l’incidenza» spiegano i ricercatori della fondazione Openpolis.
Attraverso l’analisi di questi dati, rilasciati da Invalsi, emerge come in alcune città 1/4 o anche più degli studenti di terza media finisca il primo ciclo di istruzione con il livello di apprendimento molto basso, corrispondente ai traguardi, in termini di competenze, che ci si aspettano per la quinta primaria. Tra le prime venti città con più studenti che hanno un apprendimento totalmente inadeguato in italiano (cosiddetto livello 1) alla fine delle medie (prendendo come riferimento i test Invalsi nell’anno scolastico 2022-2023) fortunatamente non compare alcun capoluogo marchigiano. Sono invece addirittura quattro le città annoverate nella classifica delle prime venti che hanno meno studenti con apprendimento inadeguato, sempre in italiano, alla fine delle scuole medie. Si tratta di Macerata (7,57%), al secondo posto dietro a Siena, di Fermo all’undicesimo posto (9,2%), seguito da Pesaro (9,36%) ed Ascoli Piceno in quindicesima posizione (9,62%). Nelle quattro località, dunque, almeno per quanto riguarda l’apprendimento della complessa lingua italiana, professori e dirigenti possono essere piuttosto fieri dei risultati conseguiti.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati