di Antonietta Vitali
«Esattamente un mese prima ci eravamo trasferiti nel nostro appartamento dei sogni acquistato con un mutuo, completamente ristrutturato, per la nostra tranquilla felicità familiare. Spazioso, luminoso, accogliente, nel centro di Kharkiv, vivace metropoli ucraina. Ci sembrava di aver trovato un “porto” sicuro, di aver iniziato un nuovo capitolo stabile della nostra vita. Le nostre figlie maggiori, Ekaterina ed Elizaveta, studentesse all’Università nazionale di Kharkiv, avevano finalmente ciascuna la propria camera spaziosa che avevano iniziato ad arredare secondo i loro gusti. La figlia minore, Maria, ancora alle elementari, discuteva con noi se valesse la pena portare il pianoforte nella sua camera privata». Inizia così il racconto del professore universitario, docente in sicurezza informatica, IA e sistemi intelligenti, Oleksandr Kuznetsov e di sua moglie Tetiana Kuznetsova, della loro vita e quella di tutta la loro famiglia stravolta dallo scoppio della guerra russo ucraina.
Il risveglio di quel 24 febbraio del 2022 è impresso nella loro mente a caratteri di fuoco, il fuoco dei potenti boati e dei fragori che all’inizio hanno scambiato per tuoni. Poi l’amara presa di coscienza che la guerra era arrivata nel loro paese.
E in un istante tutte le certezze sono svanite, la grande città industriale e commerciale ha iniziato a sperimentare una carenza acuta di tutto, code chilometriche alle stazioni di servizio per la benzina, mancavano, cibo, prodotti per la casa, medicine, beni di prima necessità, i cittadini svuotavano i supermercati, comprando tutto indiscriminatamente. La metropolitana aveva cessato di trasportare passeggeri e iniziato a funzionare come un enorme rifugio antiatomico, le scuole e le università avevano interrotto la loro attività e la marea di persone che cercava di scappare dalla città è ancora un ricordo incancellabile.
Oleksandr con la sua famiglia ha cercato di resistere, non volevano fuggire. Hanno provato ad adattarsi alle nuove sfide. Lui ha continuato a mantenere i contatti con i colleghi dell’università, scambiando messaggi nella community professionale su un canale Telegram. Un giorno, tra fine febbraio e inizio marzo 2022, su quel canale di messaggistica è apparso un invito dall’Italia. Mittente? Il professor Emanuele Frontoni, docente di informatica all’Università di Macerata. Frontoni, con quel messaggino, invitava uno dei docenti della facoltà di Oleksandr, chiunque ne avesse la possibilità e il desiderio, con la famiglia, in Italia.
La notte tra il 6 e il 7 marzo è andato in scena un raid aereo così terribile che ha spinto Oleksandr e la sua famiglia a scrivere a Frontoni alle due di notte. Immediata quanto significativa la risposta del professore italiano: «Partite subito! Vi aspettiamo!».
L’8 marzo 2022, Oleksandr e la sua famiglia sono partiti in auto da Kharkiv. Tra paura e speranza il 12 marzo sono arrivati finalmente nella città polacca di Chełm, dove era stato allestito un enorme centro di accoglienza per i rifugiati. Dall’Italia sono andati loro incontro su un minivan con aiuti umanitari gli amici di Emanuele, Mauro Tarantino e Andrea Longo. Lasciato l’aiuto benefico nel centro per rifugiati, i ragazzi hanno accompagnato Oleksandr e la sua famiglia in Italia. Il 16 marzo 2022, quasi a mezzanotte, finalmente l’arrivo a Porto San Giorgio.
«Certo – ricorda Oleksandr – avevamo già sentito parlare dell’ospitalità e generosità italiana, ma la vera cordialità con cui fummo accolti dalla famiglia e dagli amici di Frontoni è stata semplicemente sconvolgente. Il professor Frontoni e sua moglie Emanuela ci hanno accolto personalmente con una torta al cioccolato appena sfornata e abbracci calorosi. Tutti i parenti e gli amici della famiglia hanno preso parte molto attiva al nostro adattamento e alla graduale integrazione nella società. Gianluca Maurizi, Simone Capriotti, Massimiliano Di Paolo, Giorgio Scipioni, Teresa Antinori con il marito, Delfina Timi con il marito, i genitori di Emanuele, Fortunato e Luisa che hanno accolto i bambini ucraini colpiti dall’incidente di Chernobyl nel 1986. Tutte meravigliose persone non indifferenti che hanno percepito il nostro dolore come proprio e ci hanno aiutato disinteressatamente nei primi tempi della nostra permanenza in Italia. Emanuele Frontoni – continua Oleksandr – mi ha introdotto immediatamente nel circolo universitario, offrendomi la posizione di professore invitato all’Università di Macerata. L’energia di quest’uomo mi ha colpito fin dal primo incontro. Essendo un insegnante forte ed esigente, riesce a condurre simultaneamente diversi progetti scientifici, tenendo il polso e entrando nei dettagli di ciascuno. E un anno e mezzo fa, con il sostegno e su consiglio di Emanuele, ho superato il concorso ottenendo la posizione di professore all’Università eCampus con contratto a tempo indeterminato. Sebbene le nostre biografie lavorative si siano formalmente separate, continuiamo a partecipare a progetti scientifici congiunti, lavorando su nuove idee in aree dove l’intelligenza artificiale, che rappresenta la zona degli interessi scientifici di Emanuele, si interseca con i compiti di cybersicurezza, oggetto della mia attività scientifica. Davanti a noi ci sono molte ricerche interessanti e importanti. E forse, scoperte. Ma la scoperta principale l’abbiamo già fatta – la conclusione di Alexander – Per noi rimane ancora un mistero impenetrabile questo filo, questo legame, questo aiuto da parte di uno sconosciuto che, in un momento terribile per noi, non sapendo sostanzialmente nulla di noi, ci ha teso coraggiosamente la mano. È la prova che tutte le persone sulla Terra sono interconnesse, e se qualcosa di brutto accade a una persona, questo non può non toccare gli altri, poiché ognuno di noi è parte di un tutto. Abbiamo anche capito che nella bontà e nell’aiuto reciproco è contenuta un’enorme forza, perché proprio la gentilezza e la misericordia possono ispirare e aiutare a superare le difficoltà. Nella bontà è celata la forza che aiuta l’uomo a rimanere umano e a resistere nelle avversità».
Oleksandr Kuznetsov e Tetiana Kuznetsova (foto scattata poco prima della guerra, vicino all’università. La coppia aveva appena comprato un appartamento con un mutuo)
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