Nel contesto della rassegna Incontri d’Arte curata dal Centro Studi Osvaldo Licini e dal Comune di Monte Vidon Corrado, ieri pomeriggio al teatro comunale di Monte Vidon Corrado si terrà la presentazione del volume “Precarie essenze. La scultura di Giuliano Giuliani” a cura di Anthony Molino, psicanalista, critico e collezionista d’arte, edito da Leda e il cigno, 2025. Il volume vuole celebrare la carriera quarantennale di Giuliano Giuliani, uno dei maggiori scultori europei e interprete magistrale delle potenzialità della pietra di elezione, il travertino.
La Presentazione è stata introdotta dalla direttrice del centro studi, Monica Simoni: «Un lavoro che è ricerca spirituale – simoni – una sfida con il travertino, roccia dura, ma fragile, sulla quale Giuliano svolge un lavoro che lo porta a scavare la pietra, creando strutture amorfe, che gipcano con la luce. Inoltre lavora molto sul vuoto, che però non è assenza».
La parola è passata quindi ad Anthony Molino, che ha letto alcuni passaggi del libro: «Il libro si divide a metà. Persone vicine a giuliano, che negli anni hanno condiviso il suo percorso. Sono tutti artisti, poeti, incisori, fotografi. Otto amici artisti, che hanno scritto con sensibilità, che parlavano con cognizione di causa della scultura di Giuliano».
«Il libro ha contenuti bellissimi – ha commentato lo storico dell’arte Nunzio Giustozzi – sicuramente la scultura di Giuliano le ha ispirate. Un lessico semplice, quanto particolare. Una carta ruvida che serve a sottolineare ed appuntare. Un libro che mette insieme tante voci. Un libro non di arte, ma di senso, di contenuti».
Ad intervenire anche l’antropologa Maria Rita Bartolomei: «La sua arte è fragile, quanto tenace. Il desiderio di trasmettere valori universali, di ricercare un oltre, qualcosa di immortale rispetto alla fragilità umana. Per quanto riguarda il futuro, il desiderio di Giuliano è di trasmettere i valori della sua opera anche alle generazioni future, che oltre alla manualità stanno perdendo il desiderio di sognare».
Tante le emozioni che Giuliani ha espresso attraverso le proprie sculture, come ha ribadito lo stesso scultore al termine della presentazione:
«Il togliere significa ricevere, trovare il creatore creando. Un rapporto che gli scultori hanno con la materia, trasformando con l’anatomia delle forme le proprie pulsioni spirituali. Rifiutando la fragilità, rifiutiamo la nostra profondità. La scultura è un esperienza fisica, la fatica è il miglior modo per unire corpo ed anima. Nel mondo della materia, la conoscenza è data dalla profondità poetica».
di Matteo Achilli
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