
di Sandro Renzi
Il rapporto 2025 sul consumo di suolo elaborato dall’Ispra e dal Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente (Snpa) restituisce l’immagine di un Paese che anche nel 2024 ha dovuto fare i conti con una crescita definita «significativa» del consumo di terreno: qualcosa come 87,7 km² di territorio trasformato in aree artificiali, con un incremento del 15,6% rispetto al 2023. «Il ritmo raggiunge i 2,7 m² al secondo, pari a quasi 230.000 m² al giorno. La crescita delle superfici artificiali è solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali, pari a poco più di 5 km², dovuti al passaggio da suolo consumato a suolo non consumato» si legge nel report che non lascia spazio a dubbi quando rimarca il fatto che il consumo netto nel Paese è arrivato a 78,5 km², il valore più alto degli ultimi dodici anni, con una crescita del suolo consumato a livello nazionale dello 0,37%.
«Oggi, le infrastrutture, gli edifici e le altre coperture artificiali occupano più di 21.500 km², il 7,17% del territorio italiano. In Europa la media è del 4,4%. Una quota importante dell’incremento della superficie artificiale è rappresentata dai 12,9 km² di consumo permanente. In aggiunta, si deve tuttavia considerare che altri 11,6 km² sono passati, nell’ultimo anno, da suolo consumato reversibile (rilevato nel 2023) a permanente, sigillando ulteriormente il territorio». Questa, dunque, la fotografia scattata da Ispra e Snpa. La provincia di Monza e Brianza si conferma al primo posto per percentuale di suolo artificiale, con quasi il 41% del territorio provinciale consumato e con un aumento di 47 ettari negli ultimi dodici mesi.
La relazione tra il consumo di suolo e le dinamiche della popolazione conferma che il legame tra la demografia e i processi di urbanizzazione e di infrastrutturazione non è tuttavia diretto e si assiste ad una crescita delle superfici artificiali anche in presenza di stabilizzazione o addirittura decrescita della popolazione residente. In dodici anni, dal 2006 al 2018, il suolo consumato per abitante era aumentato di 6,5 m²/ab mentre tra il 2018 e il 2024 si è registrata una crescita quasi tripla, pari a 18,4 m²/ab. Che cosa ha influito di più su questo trend l’anno passato? Il rapporto elenca una serie di cause che vanno dai lavori per le nuove infrastrutture (351 ettari), ai nuovi edifici (623 ettari), aree estrattive (436 ettari), piazzali, campi sportivi e discariche (581 ettari). Ma spuntano anche i pannelli fotovoltaici a terra (+1.702 ettari, di cui l’80% su superfici precedentemente utilizzate ai fini agricoli).
Cosa accade su questo fronte nelle Marche? Il consumo di suolo nella regione si attesta al 7% che equivale a 65.141,11 ettari sottratti al territorio per realizzare edifici, capannoni, campi sportivi, strade. Tra il 2023 ed il 2024 il processo è andato avanti ed altri 171,52 ettari sono “spariti”. Tra le province è quella di Pesaro a far registrare il maggior consumo di suolo (50,04 ettari), seguita da Macerata (38,79 ettari), Ancona (31,89 ettari). Dietro ci sono Ascoli (29,96 ettari) e infine Fermo (21,32 ettari). Cosa accade in quest’ultima provincia? Partiamo con il dato positivo: in 12 Comuni non c’è stato consumo di suolo tra il 2023 ed il 2024; tra questi compaiono Belmonte, Falerone, Monte Vidon Corrado, Monterubbiano, Montottone, Pedaso, Petritoli, Monte Rinaldo, Monte Giberto, Massa Fermana, Santa Vittoria e Porto San Giorgio.
Città quest’ultima che detiene invece il triste record della località con la più alta percentuale di suolo consumato negli anni (36,94%) pari a 325,2 ettari. Assai distante dal capoluogo Fermo con l’11,10% (1376,51 ettari) o da Porto Sant’Elpidio (505,67 ettari consumati pari a 28,01%) o Montegiorgio (352,79 ettari consumati pari a 7,47%).
Chi ha fatto registrare, in termini assoluti, tra il 2023 ed il 2024 il maggior numero di ettari di suolo consumati è stato il Comune di Fermo (7,32) seguito da Sant’Elpidio a Mare (3,46), Grottazzolina (1,54 ettari) e da due realtà piccole come Montefortino (1,44 ettari) e Montelparo (1,92 ettari). Altri paesi si sono attestati sotto la soglia di un ettaro. C’è chi poi, in controtendenza, fa registrare l’operazione inversa. Parliamo di Monte San Pietrangeli e Torre San Patrizio dove sono stati ripristinati rispettivamente 1,82 e 0.32 ettari a fronte di un consumo pari allo zero.
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