La vicenda Mastrovincenzo, espulso dal Pd poiché candidato con una civica a sostegno di Matteo Ricci, tiene banco in questi giorni e scuote il Pd. Sulla spinosa questione abbiamo chiesto un parere a Fabiano Alessandrini, ex vicesegretario regionale del Pd e membro della direzione regionale che, però, inizialmente, non sembra avere troppa voglia di parlarne: «Sono già intervenuti in troppi ed anche a sproposito, meglio lasciar perdere»
Ma una opinione ce la può dare? «E’ stato fatto quest’errore ed ora va sanato» inizia ad aprirsi Alessandrini.
Quindi lei è a favore della soluzione politica? «Assolutamente no! La politica lasciamola alla politica, quando si tratta di regole che attengono alla convivenza della “comunità Partito” io sono per le regole! Senza regole, o con regole piegate alla necessità del momento o, peggio ancora, al volere del più “incisivo”, come è purtroppo accaduto, si rischia la fine della comunità».
Alessandrini si apre. Quindi come risolverla? «Le regole vanno applicate sempre, ma chi le applica deve anche comprenderle. A mio avviso nella vicenda Mastrovincenzo c’è una chiaro difetto procedurale ed una errata valutazione nel merito. L’articolo in questione dice che il ricorso deve essere sollevato “dall’organismo dirigente territorialmente competente”, e non da un singolo iscritto. Già qui c’erano gli elementi per il rigetto. Poi mi chiedo come si faccia a considerare la lista “Ricci” come una lista “alternativa a quella del Pd o non autorizzata dagli organismi dirigenti territorialmente competenti”? In questo caso il Regionale. Ricci non è un indipendente, è un iscritto nonché dirigente del partito, se il partito non avesse ritenuto opportuna la presentazione di una lista del presidente tale lista non si sarebbe mai presentata. Aggiungo, in questo quadro, che il passaggio nell’assemblea regionale di approvazione delle liste, con l’esplicitazione della candidatura di Mastrovincenzo, è un rafforzativo della legittimità della sua candidatura ma non il passaggio essenziale».
Quindi, a questo punto, cosa fare? «O la commissione provinciale ritira il provvedimento per un riesame oppure interviene la commissione regionale con il rigetto. Poi è ora di smetterla. Questo partito ha bisogno di riflettere su se stesso, di ridefinire il proprio profilo politico e programmatico nelle Marche, ed anche di ristabilire le regole comuni di convivenza all’interno della comunità, senza le quali, lo ripeto, non c’è comunità. Dobbiamo prenderci, per questo, tutto il tempo che serve, altrimenti andare ai congressi in queste condizioni significherebbe non risolvere i problemi ma lasciarsi andare ad una nuova “guerra per bande”, ed onestamente in molti, me compreso, abbiamo di meglio da fare».
C.F.
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