Crisi di liquidità, rischio di insolvenza e impossibilità di sostenere i costi dell’attività quotidiana. La Cna di Fermo esprime «forte preoccupazione per gli effetti che l’articolo 26 del Ddl Bilancio 2026 potrebbe generare sul tessuto produttivo locale: la norma, che dal primo luglio 2026 vieterebbe la compensazione dei crediti d’imposta con i debiti contributivi e previdenziali per tutte le imprese, rischia di compromettere la liquidità delle realtà artigiane e delle piccole imprese, pilastri dell’economia fermana».
A lanciare l’allarme sono i vertici dell’associazione di categoria. Il presidente Emiliano Tomassini e il Direttore Generale Andrea Caranfa aggiungono: «Il provvedimento, così come formulato, mette in discussione un principio fondamentale per le aziende, cioè la possibilità di utilizzare i crediti maturati per sostenere gli impegni finanziari più immediati. Le imprese – dichiarano – hanno programmato investimenti e interventi confidando in regole chiare e stabili. Cambiare improvvisamente la natura dei crediti d’imposta, trasformandoli da risorsa subito utilizzabile a credito da esigere in tempi lunghi e incerti, significa ridurre la capacità di far fronte ai costi correnti e alle oscillazioni di mercato, negli ultimi anni diventati molto più impattanti».
Gli esempi più evidenti arrivano da due settori economici chiave quali l’edilizia e l’autotrasporto, come spiega il direttore Caranfa: «Nel comparto edile si è fatto affidamento sulla possibilità di compensare i crediti maturati per sostenere i costi dei cantieri, pagare fornitori e maestranze, quindi mantenere in equilibrio i flussi finanziari. La norma bloccherebbe una delle principali leve di liquidità in un momento in cui il settore è già attraversato da incertezze normative, aumento dei costi e una crescente difficoltà nella programmazione delle attività».
Ancora più delicata è la situazione del settore dell’autotrasporto: «Il mancato rimborso delle accise sul gasolio professionale utilizzato dalle imprese di trasporto merci per conto terzi – precisa Tomassini – bloccherebbe un valore potenziale pari a quasi 1,8 miliardi di euro, con un impatto medio per impresa artigiana che può raggiungere i 56.000 euro l’anno».
Cna Fermo auspica, dunque, che «il Governo intervenga rapidamente su una norma che finirebbe per colpire non i frodatori, bensì le imprese oneste che rispettano le regole, lavorando con serietà e trasparenza – affermano Tomassini e Caranfa – Siamo davanti al rischio concreto di paralizzare interi comparti, con ricadute pesantissime sull’economia locale. Nel nostro territorio – concludono – molte aziende potrebbero trovarsi senza gli strumenti minimi per garantire continuità gestionale».
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