Bocciatura del salario minimo a Fermo, Rc: «Non comprendono il ruolo della politica nella vita delle persone»

POLITICA - Il Partito di sinistra commenta soprattutto le spiegazioni apportate dell'assessora Annalisa Cerretani nei confronti del voto negativo alla mozione, espresso dalla maggioranza

Il no alla mozione sul salario minimo di 9 euro nel corso dell’ultimo consiglio comunale a Fermo, non è ovviamente stato apprezzato dai vertici cittadini di Rifondazione Comunista, come non è stato apprezzato il commento sul tema, dell’assessore Annalisa Cerretani: «Su certe cose non si scherza, lo dico da capo addetto risorse umane, un’ente pubblico non può assolutamente normare un tema che entri nella sfera dei privati».

Parole che i rappresentati del partito di sinistra ritengono: «Gravi giustificazioni dell’Assessora, perchè evidenziano l’incapacità di comprendere il ruolo che la politica dovrebbe svolgere nella vita delle persone. Così ha giustificato le posizioni della giunta, durante l’ultima seduta del Consiglio Comunale di Fermo, l’Assessora con delega alle politiche del lavoro Annalisa Cerretani in risposta alla mozione dell’opposizione riguardante l’introduzione, sulla scia di quanto già approvato da svariate amministrazioni in tutta Italia, di un salario minimo comunale di 9 Euro lordi orari. Mozione che, purtroppo e prevedibilmente, è stata bocciata dalla giunta del “Sindaco più amato d’Italia”. Quel sindaco che, poco più di dieci anni fa, presentò se stesso e i suoi uomini come candidature civiche, preoccupate degli interessi di tutti i Fermani e non di quelli di parte e che, ora come sempre, di fronte all’occasione di poter agire concretamente nel dare dignità al lavoro di chi per vivere tiene in piedi i servizi pubblici e la costruzione delle infrastrutture che li rendono possibili, dimostra per l’ennesima volta dalla parte di quali Fermani stia veramente. Ed è la parte di quelli che si accaparrano appalti giocando al ribasso sui costi di stipendi e sicurezza e di quelli che se ne approfittano del bisogno di lavorare E’ davvero preoccupante che certe parole escano dalla bocca di una rappresentante istituzionale perché, nella sostanza, l’Assessora ha voluto dirci che il padrone può fare come gli pare e chi governa non può nemmeno stabilire le regole, applicando alla lettera il meloniano: Non disturbare chi vuole fare».

«In questo caso però, andiamo oltre le personali convinzioni politiche poiché l’assessora sancisce per legge il primato dell’interesse privatistico su quello collettivo – aggiungono da Rifondazione Comunista – ma se la politica, e quindi lo Stato, non possono intervenire per migliorare la vita concreta delle persone, cosa ce ne facciamo della Cerretani e di quelli come lei? Rivolgiamo allora una domanda alla nostra Assessora: secondo lei, tutti quei sindaci e assessori di quei comuni in cui il salario minimo è stato adottato starebbero violando la legge? Ora, lungi da noi pensare che il salario minimo comunale sia un provvedimento epocale, ma proprio per questo motivo riteniamo che si poteva dare un segnale; d’altra parte, stiamo parlando di una proposta già datata, poichè altre proposte di legge, già nel 2023, chiedevano 10 euro. Se questo è stato il triste spettacolo offerto sul salario minimo, non ci stupiamo poi dell’incapacità di comprendere la necessità dell’internalizzazione dei servizi pubblici, tra cui i socio-sanitari e i socio-educativi, ambito che negli ultimi trent’anni è stato smantellato trasversalmente da quanti hanno avuto incarichi di governo. Pensiamo solo ad esempio al servizio dell’educativa scolastica, i cui lavoratori qualche mese fa hanno aderito in tanti allo sciopero nazionale delle cooperative sociali. Su questi temi, Rifondazione continuerà a stimolare una forte presa di coscienza da parte dei cittadini perché il sistema degli appalti e delle esternalizzazioni sta mangiando il futuro di tanti lavoratori».


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