«Fammi parlare bene, perché mi serve»: studenti della “Betti” a confronto con Lombardi Vallauri sulla forza delle parole

FERMO - Al Teatro dell'Aquila protagonista, ieri pomeriggio, il linguaggio, tra influenze anglofone e comunicazione digitale.  Il noto linguista ha dialogato con i ragazzi e ha risposto alle loro domande con attenzione, arricchendo le sue tesi  con curiosità, studi e piccoli dettagli. 

Teatro dell’Aquila

Mala tempora currunt per la lingua italiana e la capacità di linguaggio? Si è discusso di questo, e non solo, ieri dalle 17.30 al teatro dell’Aquila di Fermo, durante l’incontro “Fammi parlare bene, perché mi serve”, organizzato dall’Istituto Comprensivo “Ugo Betti”.

Ospite d’eccezione il Edoardo Lombardi Vallauri, ordinario di Linguistica generale all’Università Roma Tre. Il professor Vallauri è anche collaboratore della rivista Il Mulino e di Micromega, nonché ideatore e conduttore della trasmissione Castelli in aria su Rai Radio Tre. Inoltre, è responsabile della sezione giapponese dell’Osservatorio degli Italianismi nel mondo dell’Accademia della Crusca, ideatore e direttore dell’Osservatorio permanente sulla pubblicità e la propaganda e del sito rightpronunciation.com. La sua ricerca spazia dalla linguistica generale a quella giapponese e italiana, fino alla comunicazione persuasiva e a temi legati al cervello.

Evocativo il titolo dell’incontro: “Fammi parlare bene, perché mi serve”, pensato per essere inserito nel percorso didattico “La cura del linguaggio. Il linguaggio della cura”, promosso proprio dall’istituto fermano.

Da sinistra: la dirigente scolastica Anna Maria Isidori e l’assessore Micol Lanzidei

 

«Più che un titolo è una visione del mondo – ha affermato l’assessore alla Cultura di Fermo, Micol Lanzidei – perché il linguaggio non è soltanto uno strumento di comunicazione ma è il mezzo attraverso cui costruiamo la realtà, attraverso il quale realizziamo i ponti che ci connettono con le altre persone. Parlare bene, con consapevolezza ed efficacia, non è un gusto per pochi ma un diritto di tutti e, quindi, anche una responsabilità collettiva. Perché? Perché il linguaggio è potere. Chi sa esprimersi bene, sa difendersi, sa partecipare, sa farsi ascoltare».

Dello stesso avviso la dirigente scolastica della “Betti” Anna Maria Isidori: «Perché ci confrontiamo, in quest’occasione, proprio sul linguaggio? Perché dagli studi scientifici emerge un fatto: dopo la pandemia, in particolare, abbiamo assistito a un calo della ricchezza lessicale e dello scambio emotivo. Con il progredire dell’età si verifica un calo delle abilità linguistiche, logico-matematiche e legate alle lingue straniere. Per questo, la formazione permanente è un aspetto importantissimo: notiamo (dai dati mostrati in sala, ndr) che c’è un analfabetismo di ritorno. Nella popolazione adulta italiana il 30% non sa comprendere un testo ed elaborarlo. L’incontro (di ieri al teatro, ndr) vuole accendere le luci su questo aspetto. Il linguaggio è patrimonio e noi vogliamo che i nostri ragazzi abbiano accesso a questa risorsa, immateriale, ma fondamentale per la loro vita».

Anna Maria Isidori, dirigente Istituto scolastico Betti

 

 

Il professor Lombardi Vallauri, dal canto suo, ha esordito citando Tullio De Mauro, filosofo del linguaggio, e Ludwig Wittgenstein: «Hanno detto essenzialmente questo: tu puoi valere molto, poco, però se gli altri se ne accorgono dipende da come parli, cioè le tue virtù possono rimanere nascoste se non sei dotato di un’interfaccia. Insomma, è come un impianto musicale che non ha l’altoparlante, è bellissimo quello che suona dentro ma nessuno se ne accorge. Per migliorare non basta parlare ma bisogna leggere e scrivere».

«Chi non legge e non scrive molto potrebbe trovarsi a parlare peggio di altri, senza essersi mai accorto che c’è un nesso fra le due cose. Internet – ha rimarcato il professore – ha velocizzato gli scambi, la comunicazione, ma per questo motivo ha portato anche meno a soffermarsi sul come si scrive. Apparentemente è sempre meno utile saper scrivere bene. Tutto ciò è un inganno: è cruciale. Esercitarsi non serve solo a essere più bravi ma è utile per diventare qualcuno che parla bene, che si sa imporre nei contesti pubblici e lavorativi riuscendo a farsi capire dagli altri».

Con una metafora si è pronunciato poi sull’importanza dell’utilizzo del giusto registro a seconda del contesto: «La vera bravura non è essere sempre vestiti in giacca e cravatta, ma sapere quando è il momento di indossarli e quando è il momento, invece, di mettere dei jeans coi buchi o una tuta da ginnastica».

Il linguista Edoardo Lombardi Vallauri

Inevitabili le domande dei ragazzi delle classi terze sugli inglesismi, sempre più presenti nella nostra lingua e, soprattutto, nei discorsi dei giovani o in determinati settori lavorativi. Il professore non ha demonizzato il fenomeno, bensì ha approfittato per fare un excursus nella Storia, quando era il francese una delle lingue di riferimento, spiegando come parole italiane come papà, burro, terrazza derivino da esso. «Non stiamo assistendo a niente di nuovo, ma ci dà fastidio. Perché? Semplicemente perché cambia le nostre abitudini» ha commentato.

Silvia Ilari

La platea al Teatro dell’Aquila

La platea

I dati citati dalla dirigente Isidori

I dati citati dalla dirigente Isidori

Esempio di che polivalente

 

 



Il noto linguista ha dialogato con gli studenti del “Betti”. Protagonista il linguaggio, tra influenze anglofone e comunicazione digitale. Mala tempora currunt per la lingua italiana?

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page


Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati




Gli articoli più letti