L’investimento in criptovalute diventa un incubo, sborsa 27mila euro: parte una denuncia per frode e truffa informatica

FERMO - La disavventura di un uomo di circa 50 anni fermano: illuso da guadagni facili effettua versamenti a una società di consulenza, ma i soldi non rientrano mai e continuano a chiedergli altre somme per rientrare dell'investimento

di Pierpaolo Pierleoni

Irretito dall’illusione di un investimento redditizio, un deposito dopo l’altro ha sborsato quasi 27.000 euro, fino a esaurire i suoi risparmi senza avere un centesimo indietro. Così si è rivolto alla giustizia ed ha presentato una querela per truffa aggravata e frode informatica contro la società di consulenza che, tra sito web e messaggistica, lo ha ridotto sul lastrico. Il protagonista della vicenda è un uomo di circa 50 anni fermano, che ha fine settembre ha deciso di affidare i propri risparmi ad una società di investimenti finanziari. 

Sulle prime battute la sua non è stata una mossa avventata, si è iscritto a un canale di messaggistica della società e ne ha consultato il sito web, ha cercato di approfondire il mondo delle criptovalute, si è convinto di affidare i risparmi ad un soggetto serio, una società di brokeraggio che gli sembrava affidabile e che prospettava di fargli avere, nel giro di pochi giorni, un incremento intorno al 20% delle somme investite ed una progressione continua.

A fine settembre ha deciso di investire, con un doppio bonifico, 2.350 euro in criptovalute.  Ma non è così facile. Ventiquattro ore dopo, un consulente della società, sempre tramite messaggistica e secondo quanto riferito dall’uomo, lo ha invitato a versare altri 4.800 euro, pari al 15% dei 32.000 euro che l’investimento gli avrebbe dovuto rendere. Nel giro di una decina di giorni, l’uomo ha effettuato un doppio versamento, ma gli sono stati chiesti altri 6000 euro, che sarebbero dovuti servire per velocizzare la ricezione dei soldi.

L’avvocato Giacomo Galeota

A quel punto, stando alle garanzie dei consulenti, l’uomo avrebbe dovuto iniziare a riscuotere, ma la piattaforma web gli ha indicato una “commissione di rete insufficiente” e gli è stato spiegato che, sempre in base a quanto riferito dal fermano, servivano altri 6.600 euro. Lui li ha sborsati e gli è stato detto che ne servivano ulteriori 3.200, perché nel frattempo le commissioni di rete erano aumentate. I risparmi della vittima hanno iniziato a scarseggiare, ma l’uomo è stato rassicurato sull’ormai imminente conversione della fortuna investita in criptovalute. Prima, però, gli è stato chiesto di effettuare ancora un versamento da 1500 euro. Il problema, a quel punto, è diventato l’esigenza di sborsare altri soldi, circa 5000 euro, che sarebbero serviti per acquistare segnali di traffico. La società, a garanzia della sua affidabilità, ha inviato all’uomo un documento che certificava la regolare registrazione, ma ad un esame più attento risultava falsificato. Non c’era quindi nessuna iscrizione della società.

All’investitore è crollato il mondo addosso, mentre tramite mail e messaggistica gli continuavano ad arrivare richieste di ulteriori esborsi, per recuperare le somme. Così si è rivolto a un legale, l’avvocato Giacomo Galeota, e ha depositato una denuncia, sperando che la giustizia faccia il suo corso. Intanto, però, ha prosciugato il conto in banca e dietro l’illusione di un investimento vantaggioso ha perso la bellezza di 26.890 euro.


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