«Mangio dunque sono (il fenomeno del mukbang)»

Giuseppe Fedeli

di Giuseppe Fedeli *

Mangiare enormi quantità di cibo mentre si interagisce con il proprio pubblico: in questo consiste il fenomeno del mukbang. Diventato popolare in Corea del Sud nel 2009, il mukbang – dal coreano mokta (mangiare) e bangsong (trasmettere) – si è diffuso nei Paesi occidentali intorno al 2014, ma è nell’estate da poco passata che è balzato agli onori della cronaca, dopo che una ragazza cinese di 24 anni è morta in diretta streaming mentre stava partecipando a una maratona alimentare di dieci ore. Queste smargiassate sono immortalate in video, che su Tik Tok, Instagram e YouTube furoreggiano, tanto che le abbuffate live sono diventate un fenomeno di massa. 

*** 

Ricordate la pellicola del 1973 “La grande abbuffata”? Ugo, Michel, Marcello e Philippe si ritirano in una villa fuori Parigi perchè stanchi della loro vita noiosa e priva di senso. Accompagnati da una donna materna, decidono di auto-distruggersi mangiando fino alla morte. 

Da anni in Corea è di moda il fenomeno del mukbang, e chissà che questo non sia ispirato al leggendario film, con un cast di altissimo livello, fra cui Marcello Mastroianni, Philippe Noiret, Ugo Tognazzi. Esportato nei paesi occidentali, impazza nei talent e soprattutto nei social. Orbene: commentare un simile gesto di idiozia è tempo sprecato. Nondimeno, mette conto sottolineare quelle che sono, almeno a parere di chi scrive, le molle che spingono a gesti apparentemente assurdi. In primo luogo, la filosofia dei social – che, tengo a precisare, tutto è meno che filosofia, ma un piatto alternarsi di 0/1, il parto di una mente convergente, che è in tutto simile al ragionare dell’homo sapiens-, nutrita di like ed emoji: il che si rivela un formidabile trampolino di lancio per chi crede che collezionare tanti follower significhi essere-nel-mondo: “io sono in quanto piaccio”. In secundis c’è la politica del marketing: le “pecore matte” vanno dietro ai fenomeni di massa, si aggregano, occupando l’etere in maniera fungina, direi esiziale. Ultimo ma non ultimo, il desiderio di stupire (leggevo di 1 kg di pasta alla carbonara da consumare in mezz’ora!…), la voglia di cambiare una vita piatta, senza spinte emotive né emozionali; che sia tale, appunto, da sconcertare il “pubblico”, magnetizzandone l’attenzione. Per cui: mangio in maniera spropositata non per il gusto di mangiare, ma soltanto per stabilire un primato, con buona pace della salute, e soprattutto di chi muore di fame. Ogni anno, in Italia, si registra l’aumento esponenziale delle famiglie povere, cui è negato il diritto di sfamarsi: uno schiaffo violento alla divinità, è lecito dire. Ma in questo mondo dove si negozia anche la morte dello zio d’America, con tanti like sotto il necrologio (a carezzare la speranza di ereditare un po’ di verde), tra questa manica di matti, che cosa possiamo pretendere?…che aspettarsi da una scuola che non c’è più, da una giustizia che non funziona, da una sanità che fa acqua da tutte le parti- con buona pace di chi ha la improrogabile necessità di curarsi? Non voglio essere il “solito” pessimista, non mi date del menagramo. La realtà è questa, piaccia o no. Se non vi sarà un’inversione di tendenza da parte degli autocrati – perché questo è il problema dei problemi, chi comanda il mondo, chiuso nei suoi privilegi, e indifferente ai più elementari bisogni del prossimo- il pianeta franerà precipitevolissimemente nel baratro. Se non è già accaduto. 

Ps 

Secondo Park Seo-yeon – una delle più famose foodblogger coreana soprannominata “The Diva”- due fattori trainanti di questo scellerato trend sono la solitudine della vita urbana e l’ossessione per il cibo: “Molti dei miei spettatori sono a dieta e vedermi mangiare dà loro un brivido del proibito”. Da notare come la patria di questo fenomeno sia la stessa che esalta la estrema magrezza come standard di bellezza e che vuole i corpi, specie quelli femminili, “trasparenti”, modello Twiggy. 

De hoc…satis!

* giudice


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