«Contro gli idoli della guerra serve il senso religioso dell’uomo per arrivare alla pacificazione»

L'ANALISI del Presidente Fondazione San Giacomo della Marca tra scenari attuali e futuri su scala europea e globale

 

foto dal sito www.european-union.europa.eu

di Massimo Valentini *

È in corso in alcune scuole fermane il percorso “Costruire la Pace, Seminare la Speranza” attraverso l’alternarsi di vari incontri. Impressiona l’interesse di studenti ed insegnati su un tema come quello della Pace che, se presentato attraverso testimonianze personali, sollecita la responsabilità di ciascuno e quindi una partecipazione attiva e creativa. Il tema della Pace e della Guerra è da tempo al centro delle cronache, in questi giorni in particolare attraverso il conflitto russo/ucraino che mette a tema anche il ruolo dell’Europa. Rinnegare la propria identità, censurarla, non renderla viva e quindi non trasmetterla alle giovani generazioni, ha causato la crisi dell’Europa che non ritrova quell’anima necessaria per una vera unità. 

L’identità europea aveva generato la cosiddetta civiltà occidentale basata sul valore e i diritti della persona e della comunità, da cui un realismo che continuamente cercava di attualizzare questi valori fondanti dentro le condizioni date. L’aver abbandonato il riferimento all’identità costituita dalla radice cristiana e greca ha fatto prevalere un progetto europeo fondato sulla burocrazia, sui trattati, per finire nell’ideologia del militarismo, della nazione, della tecnica, di una visione dell’uomo lontana dalla sua radice. L’emblema di questa postura è la posizione avuta dalla maggioranza dei leader e governi europei che hanno sposato la linea bellicista nel conflitto ucraino come unica risposta all’invasione. Una guerra che già dall’inizio tutti gli esperti dicevano che non poteva essere vinta e che invece è stata intrapresa attraverso l’esercito ucraino promettendo la vittoria e che ora alcuni non vogliono chiudere preferendo la sconfitta militare sul campo invece che un accordo possibile. Il contenimento dell’imperialismo russo non può avvenire con le armi, ma con altri strumenti, con il dialogo e le alleanze, che avrebbero evitato gli errori compiuti. Errori che in primo luogo pesano tragicamente sul popolo ucraino, ma anche sui popoli europei che hanno dovuto sostenere i costi di questa guerra.

La vera identità europea avrebbe in primo luogo cercato di cooperare alla soluzione di un conflitto che risale al 2014, avrebbe cercato di favorire non la guerra, ma una soluzione diplomatica possibile che invece non è stata mai perseguita inseguendo la vittoria militare. L’Europa è totalmente da rifondare, è un progetto necessario e possibile se si riparte non da una visione tecnocratica che è sempre autoritaria, ma dalla riscoperta di una identità che ci unisce e ci può caratterizzare in un mondo sempre più basato sulla violenza e sul potere del più forte. Purtroppo, ci sono soggetti che hanno bisogno della guerra per raggiungere i propri obiettivi. C’è chi attraverso la guerra persegue il proprio progetto imperiale pensando che la nazione sia il bene primario, c’è chi attraverso la guerra afferma la propria ideologia pseudo religiosa che non ammette un’alterità rispetto a sé, c’è chi pensa che attraverso la guerra può sostenere la propria economia riconvertendo l’industria nella produzione delle armi, c’è chi lucra dalla guerra come abbiamo visto dalla scoperta del sistema delle tangenti ai membri di alcuni governi in guerra, c’è chi ha bisogno della guerra per la propria sopravvivenza politica. Questi soggetti sono legati alla guerra, non possono farla finire, la devono alimentare per raggiungere il proprio interesse primario. Nello stesso tempo la devono giustificare, la ammantano della retorica della patria o dell’identità etnica chiedendo un sacrificio di sangue ai rispettivi popoli.

Un sacrificio di sangue e di dolore immenso in cui sono coinvolti soprattutto i più fragili. La Nazione, l’Ideologia religiosa o etnica, il Denaro, il Potere sono gli idoli che producono la guerra, quindi violenza e dolore. L’idolo non riesce a creare unità tra gli uomini, ma solo conflitto sempre più aspro ed ultimamente autodistruttivo. Il senso religioso dell’uomo, ovvero il suo desiderio sconfinato che va oltre la riduzione idolatrica, è invece il dato strutturale dell’uomo da cui può ripartire un dialogo, una pacificazione. Nei luoghi dove tale dimensione è preservata e trasmessa alle giovani generazioni si osservano le Profezie per la Pace, ovvero un incontro tra diversi ove rinasce il dialogo, la pacificazione, il perdono, una responsabilità nel quotidiano che costruisce la Pace. Chiudo con le parole di Papa Leone XIV all’udienza dell’altro giorno per il Giubileo della Diplomazia Italiana: “Al fine di custodire e promuovere la pace vera, siate dunque uomini e donne di dialogo, sapienti nel leggere i segni dei tempi secondo quel codice dell’umanesimo cristiano che sta alla base della cultura italiana ed europea.”

* Presidente Fondazione San Giacomo della Marca


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