Tentano la truffa del “finto carabiniere”: arrestate due donne. Trovate con 20mila euro di refurtiva

TRUFFA - Le due quarantenni di origini campane, dopo aver messo a segno una prima truffa a Sant'Elpidio a Mare, si erano spostate a Pedaso, dove grazie al lavoro di coordinamento del Comando Provinciale dei Carabinieri di Fermo, sono state sorprese nel tentativo di raggirare una signora

di redazione CF

La truffa del “finto carabiniere” è oramai molto diffusa su tutto il Paese. I truffatori si spacciano per ufficiali delle forze dell’ordine, come Carabinieri o Poliziotti, al fine di ingannare le vittime e ottenere denaro. La vittima riceve una chiamata o un messaggio da qualcuno che si presenta come un ufficiale dei carabinieri o di altre forze dell’ordine, l’interlocutore spesso dice che ci sono problemi legati a questioni legali, debiti, o furti, e la vittima deve collaborare per risolvere la situazione. La vittima viene indotta a pagare somme di denaro, spesso tramite bonifici, ricariche o altre modalità (come consegna di gioielli o valori), oppure a fornire dati personali o bancari. I truffatori spesso usano toni urgenti o minacciosi per far sì che la vittima agisca rapidamente senza riflettere.

È importante evidenziare che le forze dell’ordine non chiamano mai chiedendo denaro. Se si riceve una chiamata sospetta, non bisogna fornire informazioni o effettuare pagamenti immediati ma è bene allertare le forze dell’ordine attraverso il numero d’emergenza 112 o recandosi presso la più vicina Stazione dei Carabinieri.

Proprio questa tipologia di truffa era stata messa in atto nei giorni scorsi da parte di due donne campane, ai danni di una signora residente a Pedaso.

I carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile della Compagnia di Fermo e delle Stazioni di Pedaso e Sant’Elpidio a Mare hanno arrestato in flagranza di reato due donne. I militari, attivati d’iniziativa a seguito della segnalazione di un’autovettura utilizzata da soggetti dediti a truffe agli anziani con la tecnica del “sedicente carabiniere”, hanno intercettato una Fiat Panda bianca con a bordo due donne, entrambe italiane di circa 40 anni, di origine partenopea e residenti fuori provincia.

Durante il controllo, i militari sono stati informati dalla Centrale Operativa dei Carabinieri di Fermo che poco prima, un’anziana di Sant’Elpidio a Mare, aveva denunciato al numero d’emergenza 112 di essere stata vittima di una truffa. La donna aveva ricevuto una telefonata da un sedicente maresciallo dei Carabinieri che, con il pretesto di una presunta rapina in cui sarebbe stata coinvolta l’auto dei suoi familiari, aveva invitato i congiunti a raggiungere il luogo della rapina (asseritamente avvenuta fuori provincia) e convinto l’anziana a consegnare gioielli e denaro contante ad una collega che si sarebbe presentata a casa sua. Poco dopo, una delle due truffatrici si è effettivamente presentata presso l’abitazione, spacciandosi per carabiniere, riuscendo a farsi consegnare oggetti in oro e 110 euro in contanti, per un valore complessivo di circa 20.000 euro. Grazie alla tempestività dell’intervento e alle perquisizioni effettuate, le due donne sono state trovate in possesso dell’intera refurtiva, successivamente riconsegnata alla vittima. La parte offesa ha poi formalizzato denuncia presso la Stazione Carabinieri di Sant’Elpidio a Mare. Le due responsabili sono state arrestate e, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria tradotte presso la casa circondariale di Pesaro.

L’individuazione dell’autovettura è stata resa possibile grazie all’analisi dei filmati dei sistemi di videosorveglianza condotta dai militari della Stazione Carabinieri di Fermo, che hanno poi proceduto anche al controllo su strada. Fondamentale è stata la tempestiva chiamata fatta al 112, che ha permesso all’Arma di intervenire subito e cogliere sul fatto le abili truffatrici.

Le forze dell’ordine avvertono: «È fondamentale ripetere che nessuna Istituzione pubblica o privata chiede di pagare, nell’immediatezza, con denaro contante, multe o altre violazioni. È bene diffidare sempre da qualsiasi richiesta, sia di denaro che di dati personali, che possa provenire attraverso telefonate, sms o contatti social».


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