Festival Storie, gran finale con il Recital lirico

SANTA VITTORIA IN MATENANO - Appuntamento lunedì 22 dicembre, alle ore 21.30, al Teatro del Leone. Protagonista il giovane tenore di Grottazzolina, Matteo Laconi

Matteo Laconi (foto da Festival Storie)

Dopo aver attraversato 13 borghi, coinvolto 3 province e regalato al pubblico 26 serate indimenticabili, il 5° Festival Storie giunge alla sua serata conclusiva, suggellando una splendida quinta edizione all’insegna della cultura diffusa, dell’incontro e dell’eccellenza artistica. L’ultimo appuntamento è in programma lunedì 22 dicembre, alle ore 21.30 (ingresso libero), nello storico Teatro del Leone di Santa Vittoria in Matenano, presenza costante nel percorso del Festival. A volere fortemente questo evento è stato il sindaco Fabrizio Vergari, grande appassionato di lirica, che ha scelto di affidare la chiusura del cartellone 2025 a una serata di altissimo profilo musicale, confermando ancora una volta il Teatro del Leone come capitale della lirica nell’ambito del Festival Storie. Il Recital Lirico, dal titolo “Le grandi arie dell’Opera italiana”, accompagnerà il pubblico in un viaggio emozionante tra i capolavori di Puccini, Verdi, Donizetti e Mozart, interpretati da alcuni tra i migliori talenti marchigiani oggi apprezzati anche a livello nazionale e internazionale. Protagonisti della serata saranno: Davide Bartolucci (baritono), Emily Scopini (soprano), Matteo Laconi (tenore), accompagnati al pianoforte dal maestro Luca Giarritta. Per l’occasione abbiamo intervistato il giovane tenore di Grottazzolina, Matteo Laconi.
Laconi, a soli 25 anni ha già calcato palcoscenici prestigiosi all’estero, come l’Opera Royal di Versailles: che tipo di emozione è cantare lontano da casa e come cambia, invece, quando si trova davanti al pubblico che la conosce da sempre?
«Cantare lontano da casa è un’emozione fortissima e una grande responsabilità: entri in luoghi carichi di storia, ne senti il peso, ma anche il privilegio di farne parte. Essermi esibito lì, nell’opera dei miei sogni, Orfeo di Claudio Monteverdi, diretto dal maestro Jordi Savall, che più di tutti rappresenta la storia della musica di quel periodo e a cui dobbiamo tanto per la riscoperta di quel repertorio, è stato un momento incredibile, quasi surreale, che mi ha fatto capire quanto sia prezioso ogni passo di questo percorso. Paradossalmente, però, la responsabilità che provo esibendomi “a casa” a volte è ancora maggiore: nei luoghi dove sono cresciuto, dove tanti conoscono la mia storia, voglio restituire appieno il tanto affetto che mi viene dimostrato e rispondere alle aspettative di chi mi segue da sempre».
Quando ha capito che la lirica non era solo un interesse, ma una strada possibile per la sua vita artistica?
«Quando ho preso la decisione determinante di interrompere gli studi in scienze politiche per dedicarmi a tempo pieno allo studio del canto. Avevo già iniziato il percorso musicale a Fermo con il maestro Sergio Foresti, frequentando prima il propedeutico e poi il triennio di canto rinascimentale e barocco, che sono stati fondamentali per la mia formazione. Tanto lo devo a lui, che mi ha guidato e supportato, aiutandomi a comprendere che questa poteva essere realmente la mia strada: in quei momenti ho sentito che la passione e l’impegno potevano trasformarsi in un percorso concreto, e che valeva la pena investire tutto me stesso in questa carriera».
Guardando al futuro, c’è un palcoscenico che sogna di calcare?
«Sicuramente calcare il palcoscenico del Teatro alla Scala di Milano è un sogno incredibile. Ma recentemente ho avuto anche la certezza di essere tra i solisti del prossimo Monteverdi Festival 2026, al Teatro Ponchielli di Cremona. Sarò solista ne ‘L’Incoronazione di Poppea’ di Claudio Monteverdi, dopo essere risultato vincitore di tre ruoli per questa opera. Veder realizzarsi questo progetto è per me un piccolo grande sogno che si concretizza, e mi motiva ancora di più a crescere e affrontare nuove sfide artistiche».
Per lei è il secondo anno consecutivo al Festival Storie, una rassegna che ha scelto di chiudere proprio con la lirica, quanto è importante oggi, portare l’opera non solo nei grandi teatri, ma anche in contesti più intimi come questi?
«Il Festival Storie fa un lavoro straordinario, portando anche la musica classica nei piccoli teatri di paese e riuscendo ad avvicinare persone che probabilmente non andrebbero mai nei grandi teatri. In questo modo l’opera diventa più accessibile e vicina alla vita di tutti i giorni, e il pubblico ha la possibilità di vivere un’esperienza diretta e intensa, sentendo da vicino l’emozione dei cantanti e la forza della musica. Essere presenti per il secondo anno di fila in un contesto del genere è un vero piacere e, a nome di tutti i colleghi che parteciperanno al concerto, voglio davvero ringraziare per questa opportunità».

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