Operazione “Fuori Quota”, sequestrate 4,5 tonnellate di pesce non tracciato. La Finanza anche a Porto San Giorgio

FUORI QUOTA - Quasi 4 tonnellate di vongole pescate oltre i limiti consentiti e 700 chili di pesce, tra cui tonno rosso ,sono stati sequestrati in un'operazione regionale dalla Guardia di finanza. Avrebbe alimentato un mercato nero che avrebbe fruttato quasi 50mila euro. Nove i pescatori sanzionati, multe fino a 28mila euro

Oltre 4,5 tonnellate di prodotto ittico sequestrati e oltre 2mila metri di reti da pesca illegali recuperate: è il bilancio dell’operazione “Fuori Quota”, che nelle ultime settimane ha interessato anche il porto di Civitanova nell’ambito dei controlli straordinari condotti dal reparto Operativo aeronavale della Guardia di Finanza di Ancona in vista delle festività natalizie.

L’attività, articolata in 11 interventi mirati, ha coinvolto i principali scali delle Marche (Ancona, San Benedetto del Tronto, Porto San Giorgio, Civitanova, Fano e Senigallia) con verifiche quotidiane, sia diurne che notturne, finalizzate a contrastare il mercato nero del pesce e a tutelare consumatori, risorse marine e operatori della filiera.

I controlli si sono svolti in sinergia con le capitanerie di Porto e con le Ast del territorio e hanno fatto emergere un sistema di commercio parallelo “in nero”, basato sull’aggiramento delle norme sulle quote di pesca. Le quantità pescate in eccedenza venivano private della tracciabilità e immesse sul mercato senza documentazione fiscale.

Nel dettaglio sono stati individuati 3.800 chili di vongole pescate oltre i limiti consentiti e 700 chili di pesce, tra cui tonno rosso, privi delle corrette informazioni per il consumatore finale. Se immesso sul mercato, il pescato avrebbe generato un guadagno illecito superiore a 49mila euro. Le violazioni hanno portato a sanzioni amministrative per 28mila euro contestate a 9 operatori professionali del settore e a un pescatore sportivo.

Le vongole sequestrate sono state rigettate in mare per favorire il ripopolamento dell’ecosistema, mentre il restante pescato, dopo la certificazione di idoneità al consumo umano da parte dei tecnici dell’Ast, è stato donato alla Caritas diocesana di Ancona.


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