Piermartiri lascia la guida della segreteria provinciale Pd? La mail e le frizioni in casa dem

FERMANO - In queste ore tra i dirigenti dem, sia a livello regionale che locale, si sta spargendo la voce secondo cui il segretario avrebbe inviato una mail alle caselle di posta elettronica del "provinciale" e del "regionale" in cui si considererebbe "decaduto" dal suo incarico dal momento che sono trascorsi i canonici quattro anni dalla sua elezione. Tutte le tappe della spaccatura, dalle candidature alle Regionali alle elezioni comunali

Luca Piermartiri

di redazione CF

Dimesso? Decaduto? Vallo a sapere. Difficile, se non impossibile, dirlo se nemmeno molti del suo Partito lo hanno capito. Stiamo parlando di Luca Piermartiri, segretario provinciale del Pd. In queste ore, infatti, tra i dirigenti dem, sia a livello regionale che locale, si sta spargendo la voce secondo cui il segretario avrebbe inviato una mail alle caselle di posta elettronica del “provinciale” e del “regionale” in cui si considererebbe “decaduto” dal suo incarico dal momento che sono trascorsi i canonici quattro anni dalla sua elezione. Una mail con cui il segretario chiederebbe anche di comunicare la notizia ai circoli. E fin qui, ai profani dello statuto dem, potrebbe sembrare tutto normale. Ma così non è.

C’è già chi, nel Partito, dopo la débâcle alle Regionali, ha di nuovo in mano i testi sacri del Pd. Per farla breve, tra i dirigenti c’è chi sostiene che se Piermartiri volesse dimettersi (scelta assolutamente legittima) dovrebbe avvisare l’assemblea e la direzione provinciali che, a loro volta, provvederebbero a nominare un reggente fino a nuovo congresso. Qualora si considerasse decaduto, dovrebbe provvedere a convocare, previo indicazione del regionale, il congresso. E qui si chiude la parentesi dei tecnicismi. Ma i più maligni sostengono che il segretario provinciale possa aver subodorato una stretta finale, una messa all’angolo, una resa dei conti. Un paio di settimane fa, infatti, ha convocato una direzione provinciale in cui all’ordine del giorno figurava solo l’approvazione del bilancio consuntivo. Solo. Una scelta che ha fatto storcere il naso a diversi esponenti dem che ancora attendono un direttivo incentrato sull’analisi del voto delle Regionali. E che, non arrivando, avrebbe messo in moto una (presunta) raccolta firme proprio per silurarlo. Se questa teoria fosse fondata, potrebbe aver spinto Piermartiri a giocare d’anticipo. Per la serie “lascio prima che mi defenestrino”.

Luca Piermartiri e Fabrizio Cesetti

Tra il segretario e una grossa fetta del Partito nel Fermano, infatti, da tempo non corre buon sangue. I suoi detrattori gli imputerebbero la responsabilità di aver spaccato il partito in occasione delle elezioni comunali di Sant’Elpidio a Mare (poi vinte dal candidato Gionata Calcinari) e di non aver giocato un ruolo di primo piano in quelle di Monte Urano (con la vittoria del candidato Andrea Leoni). Due sconfitte cocenti che non hanno fatto altro che andarsi a sommare al risiko delle candidature per le Regionali. Direzione e assemblea provinciali, infatti, nel pre-elezioni, non avevano dato l’ok a un terzo mandato al consigliere regionale, poi rieletto, Fabrizio Cesetti. Eppure quest’ultimo è stato ricandidato, con l’avallo dell’ex governatore Luca Ceriscioli e una sorta di silenzio-assenso del candidato governatore Matteo Ricci. E giù altri maldipancia nei dem del Fermano. Beh, si dirà, cosa ha a che vedere Luca Piermartiri con la roulette delle candidature? Ce l’ha eccome. Nonostante il “no” a un terzo mandato, sulla scia dei dettami del regionale, e che nel Fermano equivaleva a un “no” alla ricandidatura di Cesetti, dalla segreteria provinciale, quando il Pd stava chiudendo tutte le caselle, invece di una rosa di quattro nomi (pari al numero dei candidati da piazzare nella lista) è partita alla volta di Ancona una lista con ben 12 nomi. Apriti cielo con le tensioni in casa Pd a farsi sempre più evidenti. Come se non bastasse, a gettare benzina sul fuoco era arrivata, quasi un colpo di teatro, la candidatura di Cesetti (addirittura non presente nella lista dei 12 ma inserito come riserva) che ha di fatto stravolto i desiderata dei circoli e messo alla porta sia Aronne Perugini che Moira Canigola, due nomi su cui il grosso dei circoli stessi aveva scommesso tutto.

Ecco, Perugini si diceva. Proprio nei giorni scorsi il mancato candidato alle regionali e consigliere comunale di opposizione a Montegranaro ha deciso di dimettersi dalla carica consiliare (queste, sì, delle dimissioni vere e proprie, incontrovertibili) lasciandosi andare a uno sfogo in cui ha dichiarato a chiare note che, proprio in occasione delle Regionali sono mancati «il rispetto delle regole e della persona». Ma, facendo un passo indietro di un mese, per qualcuno, la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso tra i critici sull’operato di Piermartiri sarebbe stata la partecipazione del segretario provinciale alla conferenza stampa del rieletto consigliere regionale Cesetti per poi tardare, si diceva, nella convocazione di una direzione sull’analisi proprio del voto. Insomma sembra che nel Pd provinciale i nodi stiano iniziando a venire al pettine e l’acredine allo scoperto, per una resa dei conti che si fa sempre più prossima. E tutto a distanza di poche ore dalla nomina dell’ex presidente del Consiglio comunale di Fermo, Francesco Trasatti alla presidenza del conservatorio Pergolesi di Fermo. Cosa c’entra? Semplice. Assumendo l’incarico al Pergolesi, Trasatti dovrà giocoforza rinunciare alla corsa per la fascia tricolore del Comune capoluogo di provincia con le elezioni della primavera 2026. Quello di Trasatti era un nome di punta del centrosinistra/sinistra e il suo passo indietro potrebbe lasciare qualche margine di manovra in più proprio al Partito democratico per piazzare una candidatura, magari di partito. Ma presentarsi al cospetto degli alleati con tali fibrillazioni interne di certo non lascia trasparire un’immagine di un Partito compatto e rinsaldato dopo le sconfitte subìte.

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