Durante le festività natalizie c’è una categoria di persone che arriva alla fine dell’anno convinta di meritarsi uno stop totale. Stiamo parlando di tutte quelle persone che passano la maggior parte delle giornate lavorative sedute e che si ritrovano a ripetere continuamente gli stessi movimenti, o magari in piedi per ore nello stesso posto di lavoro.
È normale che dopo mesi si arrivi stanchi sia mentalmente che fisicamente e si pensi che il riposo assoluto sia la soluzione a tutti quei fastidi che si sono accumulati nei mesi precedenti. In realtà, tra pranzi con i parenti, cene con gli amici e tante ore passate seduti a giocare a carte, si accumula ancora più tensione sulla muscolatura, proprio perché ci si rilassa. Ed è in queste circostanze che basta rialzarsi dopo ore a tavola o dopo aver visto un film sul divano per ritrovarsi con la schiena bloccata.
Un gesto banale diventa improvvisamente impossibile. In quel momento si ha la sensazione che il problema sia nato all’improvviso, ma in realtà è il risultato di tempo passato a muoversi poco e male, senza prevenzione.
Le festività, in realtà, fanno solo da acceleratore. Il punto centrale è questo: quando la schiena si blocca a Natale, quasi mai il problema nasce a Natale.
Le festività diventano solo il momento in cui il corpo manifesta le conseguenze di mesi passati a muoversi poco. Ore seduti alla scrivania, spostamenti ridotti, posture mantenute a lungo e scarsa varietà di movimento creano un fastidio che spesso si crede essere momentaneo. Finché non succede qualcosa. È sufficiente un gesto semplice per trasformare quel fastidio in un blocco vero e proprio, in grado di causare dolore.
Non è un evento improvviso, ma il risultato di un equilibrio già fragile che cede nel momento meno opportuno o quando inizi a rilassarti.
Non a caso, secondo uno studio pubblicato su The Lancet nell’ambito del Global Burden of Disease, il mal di schiena è oggi la prima causa di disabilità nel mondo, con oltre 600 milioni di persone colpite, in particolare nella fascia adulta e lavorativa, dove la sedentarietà è più diffusa.
Di fronte a questi episodi, la reazione più comune è fermarsi del tutto e aspettare che passi. Il corpo, però, più resta fermo e meno è in grado di gestire anche i movimenti più semplici.
La soluzione non è evitare ogni sforzo, ma rimettere il corpo nelle condizioni di muoversi meglio.
Con il metodo Atraining lavoriamo in modo mirato e costruito sulla persona: serve proprio a questo, mantenere mobilità, controllo del movimento e capacità di carico anche nei periodi di pausa, riducendo il rischio che un gesto quotidiano diventi un problema. Permette di capire come una persona si muove realmente, dove il corpo è rigido e perché certi movimenti diventano critici proprio nei momenti di apparente riposo.
Intervenire in modo consapevole significa evitare che il nuovo anno inizi con un dolore che condiziona il lavoro e la vita quotidiana, perché il vero problema non è il Natale, ma arrivarci con un corpo che da troppo tempo non viene più utilizzato come dovrebbe.
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