«Dopo oltre 5 anni dall’insediamento del Consiglio Comunale di Fermo, sento la necessità e il dovere di comunicare ai cittadini un resoconto di quanto prodotto in questo quinquennio segnato da fatti epocali che hanno coinvolto l’intero pianeta». Inizia così la lunga nota del consigliere comunale opposizione, il capogruppo di “Fermo Capoluogo” Renzo Interlenghi, che si firma come candidato sindaco uscente del centrosinistra.
E proprio nelle vesti di candidato sindaco di allora, inizia la sua disamina sull’ultima legislatura guidata dal primo cittadino Paolo Calcinaro, e che si avvicina alla sua conclusione con il voto della primavera prossima: «Quando mi chiesero di accettare il fardello di una difficilissima candidatura, era la metà di luglio del 2020. Riuscimmo a presentarci alla cittadinanza con 4 liste: Partito Democratico, Fermo Capoluogo, Fermo Coraggiosa e Agire Locale. Non era scontato, in poco più di un mese, riuscire a coinvolgere circa 120 cittadine e cittadini, giovani e meno giovani, che personalmente e pubblicamente ringrazio nuovamente, per affrontare una lotta impari, sotto il profilo elettorale; ma l’entusiasmo, che solo la democrazia può profondere, ci ha permesso di proporre alla città un programma e di assumere l’impegno di portare a compimento quanto ci eravamo prefissati. Volevamo mantenere vivo il sentimento di coloro che, nel centrosinistra, vedono un lume di speranza per il miglioramento delle cose esistenti, senza accanirsi nei confronti di chi, invece, aveva fatto altre scelte (pur condividendo il nostro stesso spirito ideale). Abbiamo costruito rapporti ed alleanze, sia con il gruppo dei 5 Stelle capeggiato da Stefano Fortuna, sia con coloro che, alla lunga, non hanno potuto fare altro che fuoriuscire dalla maggioranza, consapevoli che quel progetto civico, così come realizzato, era giunto al termine. Posso definire il decennio dell’era Calcinaro, un misto tra entusiasmo e delusione. L’entusiasmo dettato da persone, di cui molte scevre dai meccanismi, a volte asfittici, della politica, che si sono messe a disposizione per un progetto innovativo, fuori dagli schemi, che ha prodotto dei risultati tangibili. Dopo 10 anni, potrà piacere o meno, Fermo ha una rinnovata classe dirigente e mi sento di ringraziare queste donne e questi uomini che, pur schierate su fronti diversi, hanno donato una parte consistente della propria vita alla gestione della Cosa Pubblica. Non è, questo, il momento storico per stabilirlo in quanto, molti degli effetti delle scelte politiche degli ultimi 5 anni li si potranno verificare tra altrettanto tempo. Ho spesso definito, quella in essere, “l’amministrazione delle meraviglie” perché, soprattutto grazie all’effetto dopante di una super esposizione mediatica, si è fatto apparire tutto molto bello, anche se così non è come è logico che sia. I problemi da risolvere sono sul tappeto, perché la crisi economica in cui versa la nostra città e la nostra provincia è certificata dal reddito più basso della Regione, dal calo degli abitanti (siamo sotto i 36 mila) e dalla chiusura di centinaia di attività commerciali ed economiche».
«Il problema della casa è irrisolto, i giovani – passa al caso per caso, Interlenghi – non ci vedono come attrattivi e su alcune questioni, la maggioranza non ha avuto il coraggio di fare scelte in controtendenza, come quando chiedemmo di approvare la mozione sul salario minimo, ovvero sulla redazione del bilancio annuale ambientale, temi forti che si sono scontrati contro il muro del pregiudizio, dimostrando come la forza propulsiva della prima consiliatura Calcinaro, stesse oramai prendendo la strada della moderazione a scapito dello slancio iniziale. In questi 5 anni, nel corso dei circa 45 Consigli Comunali, cui abbiamo presenziato con percentuali del 90%, abbiamo prodotto circa 28 interrogazioni consiliari che hanno trattato le questioni della viabilità (da migliorare sia intorno alle mura che a Lido di Fermo, oppure in Contrada Gabbiano, Capodarco Est), della sicurezza (in particolare a fronte delle lamentele dei cittadini di Lido 3 Archi), di cia Respighi, del mancato ascensore di via Salvo d’Acquisto, del bando periferie non realizzato appieno, dello sperpero di denaro per i sistemi di videosorveglianza, dell’inquinamento dell’area ex Sacomar dove si sta realizzando il progetto Pinqua, della realizzanda centrale a biometano di San Marco alle Paludi, del bilancio della Steat, ecc.. Abbiamo presentato 15 tra mozioni e ordini del giorno, chiedendo ed ottenendo un Consiglio Comunale aperto sulla sanità, dove l’ex assessore Saltamartini fece spallucce, dinanzi alle richieste dell’intero Consiglio Comunale di accrescere le strutture dei nostri ospedali con un aumento del personale, rispondendo in sintesi: “bambole non c’è una lira!”. Volevamo istituire il bilancio annuale ambientale e ci fu risposto che sarebbe stato troppo oneroso per gli uffici. Chiedemmo di istituire il salario minimo quale precondizione da inserire nei bandi per partecipare alle gare pubbliche, ci venne risposto che la legge non lo consentiva, nonostante altre regioni e comuni d’Italia lo avessero approvato. Questa “amministrazione delle meraviglie” ha perso, quindi, l’entusiasmo di sperimentare nuove politiche a supporto dei cittadini, limitandosi a gestire l’ordinario, garantendo la sopravvivenza dei meno abbienti, con interventi mirati all’assistenzialismo (che crea forme di clientelismo) che non fanno evolvere le persone, perché le mantengono assoggettate ad una condizione di vita e sociale dalla quale non vengono aiutate ad uscire. Avremmo voluto maggiore apertura al territorio della provincia, invece il nostro capoluogo appare ripiegato in sé stesso, senza che sia stata fatta un’analisi della crisi calzaturiera e della manifattura, delle difficoltà che affrontano la nostra agricoltura e il terzo settore. Fortemente critici siamo stati sulle modalità di gestione dell’urbanistica, legata più a una visione parcellizzata, volta a salvaguardare interessi privati, che ad una più ampia governance del territorio. Ogni nostra proposta o critica è sempre stata interpretata con il pregiudizio che ogni maggioranza ha verso l’opposizione ma noi ci siamo sentiti e ci sentiamo parte integrante del governo di questa città e se molte cose non sono state realizzate è, seppur in minima parte, anche colpa nostra. Siamo intervenuti quasi sempre su ogni singolo punto trattato all’OdG che, sui circa 45 Consigli Comunali, ha prodotto oltre 1.000 interventi (almeno, sempre, uno per ogni capogruppo del Pd e di Fermo Capoluogo), abbiamo fatto tutto quanto era nelle nostre capacità e possibilità per onorare l’impegno assunto con i cittadini. Siamo stati vicini alla protesta degli abitanti di San Marco durante lo scontro sulla centrale biometano, ci siamo battuti contro i campi da tennis in via Crollalanza, abbiamo scritto decine di comunicati stampa, incalzato l’amministrazione affinché si risolvesse la lunga questione di via Respighi e tanto altro. Stiamo aspettando che vengano trovati i fondi per una donazione di latte in polvere allo Stato di Cuba, afflitto dal gravissimo embargo economico imposto dagli Stati Uniti. Abbiamo manifestato per la piena attuazione della L. 194/78 insieme alle donne di tutto il territorio e sostenuto le battaglie della Commissione per le Pari Opportunità dimessasi in blocco dopo la censura apposta all’opera “La Traviata” in chiave transgender, e molto altro. Siamo consapevoli che si poteva fare di più e meglio ma abbiamo fatto del nostro meglio nelle condizioni date. Sappiamo anche che, autorevoli voci del panorama della sinistra, hanno criticato il nostro operato, definendoci come un’opposizione inesistente. Non credo che questa critica sia generosa. A costoro porgo l’invito a confrontarsi maggiormente con le tematiche della città e di uscire dall’autoreferenzialità, certi che saranno in grado di saper coinvolgere molte più persone di quanto siamo stati in grado di fare noi. Ci metteremo, quindi, a disposizione di un progetto comune che coinvolga la maggior parte della popolazione, per ridare a Fermo un governo autorevole, votato alla reale partecipazione nelle scelte amministrative, volto alla crescita sociale ed economica della Città e al superamento delle situazioni di povertà, in grado di garantire a tutti una casa e un’occupazione minima, contro la politica dell’assistenzialismo a favore di una nuova fase di progresso».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati