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“Quando una pista ciclabile è sbagliata”,
la Lipu regionale contro il progetto sangiorgese

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“È forse difficile immaginare che gli ambientalisti possano essere contrari ad una pista ciclabile, ma è già successo e succederà ancora fino a che la cultura di molti nostri
amministratori non cambierà”. Inizia così la nota della Lipu regionale in merito al dibattito acceso sui lavori per la realizzazione del nuovo percorso il Viale Cavallotti.  “In questi giorni – scrive la Lipu –  il Comitato di Salvaguardia di Viale Cavallotti a Porto San Giorgio si è dichiarato più volte contrario allo sfregio sul giardino storico effettuato dall’amministrazione comunale, e la Lipu, oltre a condividere e a fare proprie tutte le considerazioni espresse dal Comitato, vuole aggiungere una valutazione di carattere prettamente ecologico. Da decenni in Italia dopo che negli altri paesi d’Europa si sta scegliendo di sostituire gradualmente, culturalmente oltre che dal punto di vista strettamente urbanistico, la mobilità ‘sporca’ e inquinante delle auto, con la mobilità cosiddetta ‘dolce’ delle biciclette fino alla mobilità ancora più dolce che è quella pedonale. È chiaro che lo scopo di questo storico passaggio è la difesa sia dell’ambiente sia della salute delle persone”.

Delegazione regionale della Lipu che aggunge: “In questa prospettiva storica e culturale fare una pista ciclabile in un’area verde è una vera e propria contraddizione in termini, quasi una bestemmia, è una dimostrazione che non si ha chiaro affatto il concetto di mobilità dolce, questo perché l’uso della bicicletta deve sostituire quello dell’auto (è quasi grottesco dover ricordare questo particolare a Porto San Giorgio…) e non quello delle gambe! E quindi gli spazi delle biciclette devono essere
sottratti agli spazi delle auto non a quelli dei pedoni. Se immaginiamo una simbolica partita a tre, oggi, a Porto San Giorgio, tra l’auto, la bicicletta e il pedone, oggi la bicicletta ha segnato sì un punto, ma a discapito del pedone, mentre l’auto continua a girare indisturbata per la città. Anzi, ci ha guadagnato perché quel metro di asfalto dove prima passavano le biciclette oggi è stato riconquistato dalle auto, ed è stato sottratto ai pedoni. È triste constatare come oggi, con questa scelta ottusa e anti-storica, la cultura ambientale della città ha fatto un passo indietro. Si tratta di un grossolano errore, ma anche di uno scempio di parole e di concetti, di uno stravolgimento del concetto stesso di pista ciclabile, e dei suoi scopi, e dimostra che gli amministratori non hanno capito che cosa sia una pista ciclabile, come si costruisce e si
incentivi una mentalità e un comportamento ecologista e “dolce”. Tutto questo è la prova che, dispiace molto dirlo, la cultura ambientale dell’amministrazione comunale è del tutto inadeguata al ruolo”.

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Il progetto


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