“Quando un individuo come noi, cresciuto nella nostra città, è in grado di ammazzare una Persona armato esclusivamente della propria brutale e disumana barbarie, vuol dire che è arrivato al gradino più basso che possa raggiungere un’esistenza”. Questo l’inizio della nota di solidarietà dei civici di Impegno Civico per Fermo.
“Non una lama, non un’arma da fuoco, che a volte possono provocare effetti maggiori dell’impeto incontrollato di un individuo. Stavolta è solo la violenza sconfinata, il vuoto di valori, il deserto umano, sociale e culturale. Il fatto che il responsabile sia una persona come tutti, che molti hanno conosciuto, frequentato, o semplicemente incontrato più o meno casualmente, ci chiama tutti ad un atto di responsabilità. Come comunità non abbiamo saputo capire o non abbiamo voluto vedere e credere che il razzismo più feroce fosse qui, al nostro fianco. Di fronte ad un fatto simile non sono ammesse ambiguità né mezze misure. Di fronte ad un individuo che uccide una Persona, armato della propria brutale e disumana barbarie, si deve stare tutti da una sola parte, quella della Persona vittima di una violenza razzista inaccettabile, senza se e senza ma. Chi è stato capace di tanta disumana violenza deve essere messo a margine della comunità civile. Ci aspettiamo che tutti stiano da quella parte, chi rappresenta istituzionalmente la città insieme a tutte le organizzazioni che a vario titolo coinvolgono i cittadini nella vita sociale, civile e politica fermana. Chiediamo che la città sappia trovare le forme e le modalità adeguate per riflettere veramente ed approfonditamente sulle cause che possono aver contribuito al covare di tanto odio. Quanto accaduto ci chiama tutti ad una chiara assunzione di responsabilità, la nostra città non può consentire che accadano simili atti ed ognuno deve riflettere e mettere a disposizione sé stesso”.
Gruppo civico di minoranza che aggiunge: “Esprimiamo tutta la nostra umana e fraterna solidarietà ad Emmanuel in queste che sembrano essere le sue ultime ore in vita. Ci uniamo in uno struggente abbraccio alla sua dolce compagna Chimiary, riuscendo semplicemente a chiederle scusa. Allarghiamo l’abbraccio solidale a tutta la comunità di stranieri residenti nel nostro territorio, in particolare alle Persone che alloggiano temporaneamente presso diverse strutture in attesa del riconoscimento del diritto di asilo. Diritto che, per persone come Emmanuel e Chimiary, che attraversano deserti geografici per fuggire da deserti umani e civili, sopportando privazioni e durezze che noi non possiamo nemmeno immaginare, è semplicemente il riconoscimento del diritto di vivere in condizioni umane. Non riusciremo mai a farci una ragione del fatto che loro due la violenza li ha raggiunti proprio dove ormai si credevano salvi, dove noi stessi ci sentiamo salvi da tante brutture. La morte li ha raggiunti qui, ed aveva gli occhi di uno di noi”.
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