E’ in corso la veglia
Chidi Namdi Emmanuel con la moglie Chimiary
AGGIORNAMENTO DELLE 9, 10 – Amedeo Mancini, 38 anni, è ufficialmente indagato per omicidio preterintezionale.
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di Gianluca Ginella
C’è un indagato per l’aggressione al nigeriano Chidi Namdi Emmanuel: si tratta di un fermano di 38 anni, Amedeo Mancini. L’uomo risulta indagato per lesioni, ma la contestazione potrebbe cambiare nelle prossime ore. Nel tardo pomeriggio è stata dichiarata la morte cerebrale del 36enne mentre si trovava ricoverato all’ospedale Murri di Fermo. Emmanuel secondo gli inquirenti, è stato colpito da Mancini. Su cosa sia successo emergono versioni contrastanti. Di certo al momento ci sarebbe solo quella parola: “Scimmia” che Mancini avrebbe rivolto alla moglie di Emmanuel (questo il cognome del 36enne). Cosa sia successo dopo è al vaglio degli inquirenti (indaga la questura di Fermo). I poliziotti stanno sentendo i testimoni. Questa mattina una ricostruzione dei fatti l’aveva data don Vinicio Albanesi nel corso di una conferenza stampa (leggi l’articolo), citando la denuncia presentata dalla moglie di Emmanuel, Chiniary. Dall’altra parte Mancini e alcuni testimoni sostengono che l’aggressione sia nata dal nigeriano che avrebbe iniziato a colpire il 38enne.
Tutto è cominciato alle 16 di ieri pomeriggio in via Veneto, nel cuore di Fermo. Mancini si trovava seduto su di una panchina insieme ad un amico. In quel momento sono passati Emmanuel con la moglie. A quel punto Mancini si sarebbe rivolto alla moglie del nigeriano dicendole «Scimmia». Da quanto emerge Mancini sosterrebbe che la parola sarebbe stata pronunciata perché credeva che il nigeriano e la moglie cercassero di forzare la portiera di un’auto. Forse un fraintendimento, forse stavano solo osservato una vettura che a loro piaceva. La coppia avrebbe proseguito la passeggiata e dopo alcuni minuti avrebbe fatto ritorno e lì, per la parola pronunciata prima, sarebbe nata la colluttazione. A detta di un paio di testimoni sarebbe stato il nigeriano a picchiare Mancini, che poi ha reagito sferrandogli un pugno. Un unico pugno che però sarebbe bastato a uccidere il 36enne. La versione che compare nella denuncia presentata dalla moglie del nigeriano e citata questa mattina da don Vinicio (che conosceva il 36enne per averlo ospitato come richiedente asilo), è diametralmente opposta. Mancini e un suo amico (che non risulta indagato) avrebbero pestato Emmanuel e picchiato anche la moglie: «Mentre il grande aggrediva Emmanuel il piccolo ha aggredito la ragazza – ha detto don Vinicio –. E’ nata una colluttazione. Anche lei ha ricevuto botte. Avrà una prognosi di 5 giorni. A detta della ragazza è stato divelto un palo della segnaletica rimovibile ed il 36enne nigeriano ha ricevuto questa grande botta al cranio nella parte posteriore. E’ caduto a terra in avanti ed hanno continuato a picchiarlo». Una versione confermata anche dal legale della moglie di Emmanuel, Letizia Astorri. Versioni completamente opposte sulle quali dovrà far luce la procura di Fermo. Mancini è assistito dall’avvocato Francesco De Minicis. Da quanto emerge il 38enne è addoloratissimo per quanto accaduto. Al momento la procura di Fermo non ha disposto l’autopsia. Quanyo accaduto è diventato un caso nazionale. Le dichiarazioni di don Vinicio sono comparse su tutti i telegiornali e sono arrivati messaggi di solidarietà da tutta Italia. E’ in corso una fiaccolata per ricordare Emmanuel al seminario che lo ospitava.
Il premier Matteo Renzi ha sentito don Vinicio Albanesi, presidente della comunità di Capodarco, sulla morte del cittadino nigeriano ucciso a Fermo. Renzi aveva conosciuto Don Albanesi quando era giovane scout. Domani arriverà a Fermo il ministro dell’Interno Angelino Alfano che presiederà il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica in prefettura.
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Sono sotto choc. Questa è una pagina orrenda che mi toglie il fiato. Morire così a 36 anni non si può. Non è (solo) un fatto di razzismo. È soprattutto invece un orrore di disumanità.