‘Madre Teresa, una conoscenza
che cambia la vita’,
il ricordo di don Checco

 

L'incontro a Porto Sant'Elpidio nel 1985

L’incontro a Porto Sant’Elpidio nel 1985

di Cristina Donati

(foto d’epoca di Domenico Salusti)

Oltre 120.000 fedeli erano in piazza San Pietro ad ascoltare Papa Francesco che pronunciava la formula di santificazione di Madre Teresa di Calcutta, a tre anni dalla beatificazione proclamata da Giovanni Paolo II il 19 ottobre 2003. Tra questi anche venti fermani, guidati da don Checco, al secolo don Francesco Monti, da 16 anni parroco di Sant’Antonio che quasi trenta anni fa conobbe personalmente la religiosa fondatrice della congregazione delle Missionarie della carità, instaurando con lei un rapporto speciale.

Don Checco, ci racconta come è avvenuto il vostro primo incontro?

Nel 1985 il Congresso Eucaristico Diocesano iniziò la sua attività in differenti settori, tra i quali la prima pastorale giovanile, il 19 maggio primo incontro con i ragazzi a Porto Sant’Elpidio. Essendo l’unico nella diocesi ad avere già avuto contatti con Madre Teresa, ricordo benissimo cinque o sei notti passate con lei al telefono, per convincerla a partecipare. Non ci fu nulla da fare, era irremovibile perché impegnata a Roma per seguire le novizie. Poi, con mia grande sorpresa, mi richiamò il 22 dicendo che sarebbe arrivata due giorni dopo a Porto Sant’Elpidio: solo l’alacre e veloce lavoro di Giancarlo Calza rese possibile l’organizzazione in tempi tanto stretti.Madre teresa2

Cosa la colpì in particolare di quella giornata?

La presenza di Madre Teresa fu davvero sconvolgente: piccolezza e grandezza insieme. Una grandissima umiltà affiancata dalla ferma determinazione. Memorabile il suo essenziale discorso a favore della vita, specie quella nascente e grandissimo il coinvolgimento emotivo al momento dell’esposizione del Santissimo, in quel momento era come scomparsa, non esisteva altro per lei.

Fu anche l’occasione in cui nacque una vocazione che lei ha seguito molto da vicino

Si, ringrazio Dio di averla conosciuta, da lei sono nate non una ma ben due vocazioni, di ragazze della nostra zona. La presentazione del convegno di quella giornata fu affidata a Nadia Colletta, oggi responsabile delle comunità italiane. Studiò tutta la notte per prepararsi, e quell’incontro fu per lei talmente emozionante che il 4 gennaio del 1990 decise definitivamente di partire per unirsi alle suore. Oggi si chiama Sister Cyrene, nome da lei suggerito e approvato da Madre Teresa, che solitamente assegnava i nomi di sua volontà.

E la seconda vocazione?

Come un vero e proprio effetto domino, fu legata proprio alla prima, quella di Nadia, e dalla sua lettura di una lettera, nel marzo del 90, durante l’incontro con i giovani per l’adorazione della croce. Si tratta di Jessica Zallocco, ex campionessa di ciclismo ed ora responsabile dell’ azione cattolica di Porto Potenza, con il nome di Sister Gemma (in onore di Santa Gemma Galgani). Domenica le ho incontrate tutte e due a Roma, finalmente dopo anni…in fila, proprio come tutti gli altri.

Madre teresa1Quindi nessun ingresso preferenziale per le suorine di Madre Teresa?

Nel rispetto della loro essenza, di essere le uniche che conciliano contemplazione e azione assolute, miste a povertà e dono totale di sé, non poteva che essere così. La gente era colpita dai loro volti sorridenti e sono state un’ulteriore aggiunta di gioia ad un giorno festoso.

Cosa l’ha colpita del discorso pronunciato da Papa Francesco durante la canonizzazione?

Sicuramente le parole care a Madre Teresa: “Non esiste alternativa alla carità” Papa Francesco ha sottolineato poi come, in tutta la sua esistenza, lei sia stata generosa dispensatrice della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. Si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero. Ed infine la frase: “ Oggi consegno questa emblematica figura di donna e di consacrata a tutto il mondo del volontariato: lei sia il vostro modello di santità! Penso che, forse, avremo un po’ di difficoltà nel chiamarla Santa Teresa: la sua santità è tanto vicina a noi, tanto tenera e feconda che spontaneamente continueremo a dirle Madre Teresa”.

Ci racconta un episodio che ce la possa descrivere ulteriormente e come l’incontro con lei abbia cambiato la sua vita?

Per me rispetto a quel giorno esiste un prima e un dopo: mi ha reso una persona migliore, la sua umiltà e la sua determinazione mi hanno sostenuto nel perseguire i miei progetti, inoltre la mia attenzione rispetto alle vocazioni è certamente nata da lei. Ricordo che giravo l’italia con la pastorale giovanile, ero già piuttosto noto, ma lei mi disse “Farai tanta strada, potrai anche diventare vescovo ma se non diventi padre non sei nessuno”. Per raccontare un episodio che sottolinei la sua determinazione, ricordo che l’allora Vescovo Cleto mi chiese di contattarla per avere due suore a Pedaso, a sostegno dei malati di Aids. Il suo no fu secco e perentorio, rispose “Lì siete ricchi, non si potrebbe mai rispettare il nostro quarto principio, che è la dedizione assoluta ai più poveri fra i poveri”. Oggi sono un po’ dispiaciuto del fatto che i giovani potrebbero perderne la memoria.

Colgo l’occasione per ricordare che è stato anche realizzato un musical, “La matita di Dio” della compagnia Disordine, oltre il teatro e che può essere un modo per avvicinare i giovani a Madre Teresa

Certamente, e mi rievoca anche questo il bellissimo ricordo di lei che scrive con questa matita, talmente piegata su se stessa da sembrare ancora più piccola!

Grazie a Don Checco per aver condiviso questo bellissimo ricordo e per averci fornito le foto d’epoca dell’incontro del 1985.


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