MONTEGRANARO – Classe ’86, maturazione raggiunta grazie alla lunga trafila nel settore giovanile fino ad inaugurare la carriera con un naturale sbocco in Prima squadra. Gli alti e bassi della primordiale Eccellenza di oltre dieci anni fa sono stati intervallati da ottime prestazioni in Promozione. Poi, dal gialloblù locale al biancorosso matelicese sino all’approdo alla Lorese, con la quale nella stagione appena alle spalle ha portato a casa niente meno che la Coppa Marche.
Questi è Maicol Ulissi, esterno offensivo dal destro naturale utile nel 4-3-3 così come prezioso se impiegato largo nel pacchetto di mezze punte nel 4-2-3-1.
Picco massimo del percorso calcistico dell’atleta veregrense il gol messo a segno alla Roma nel campionato nazionale Allievi, quando ha indossato la maglia di categoria della Fermana Calcio 1920, realizzando in acrobazia ai pari età capitolini guidati in panchina niente meno che dal padre di Daniele De Rossi, storico allenatore del vivaio della Lupa.
Dopo anni spesi tra Prima categoria e Promozione, alla soglia dei trent’anni ecco la rinnovata opportunità, d’oro, di poter tornare a calcare l’erba dell’Eccellenza con la maglia della Sangiustese, una delle candidate per la vittoria finale nella stagione corrente. Nel successo di domenica scorsa, anche l’emozione del gol, rifilato al Camerano nel 5 – 1 finale, oltre al fallo subito che ha cagionato il penalty e l’espulsione del portiere anconetano Ruspantini.
Il laterale è dunque tornato, cancellando anni di categorie inferiori con una prestazione prorompente tanto da segnare gli esiti del confronto domenicale andato in archivio.
Ulissi, dopo diversi campionati trascorsi in tornei minori, che emozioni le ha procurato la chiamata dei maceratesi per la disputa del massimo circuito regionale?
“Quando ho sentito la proposta rossoblù ho provato piacere, come un senso di appagamento. Ringrazio di questo mister Gregory Pierantoni ed il direttore sportivo Jonathan Proculo per avermi ridato la possibilità di assaggiare nuovamente l’erba di un campionato che, per come è organizzata la società, ha davvero poco a che fare con il dilettantismo”.
Quale la maggiore differenza tra le diverse categorie?
“Ce ne sono molte ma, come per quanto appena detto, direi che tutto parte da un approccio diverso. C’è molta organizzazione, viene curato il particolare. I quadri e gli organigrammi non sono composti da figure per come dire di volenterosi dirigenti che si mettono a disposizione con tanta buona fede ma poca professionalità. A questi livelli ogni figura chiamata ad un ruolo ha alle spalle esperienza maturata sul terreno specifico dopo un’ovvia preparazione teorica appropriata, e tutto si riflette sulla resa sportiva”.
Molti vi danno come unici favoriti per la lotta al vertice, è così? Come valuta le compagini fermane inserite nel girone?
“Non dobbiamo pensare alla presunta gloria, tra l’altro tirata in ballo solo dal mondo a noi esterno, ma al contrario a lavorare per mantenere i livelli di concentrazione al massimo, acquisire una buona condizione fisica ed affinare gli schemi ragionando gara dopo gara. Vedo bene il Tolentino, il Fabriano Cerreto e penso che ci sarà qualche rivelazione in corso d’opera, una di queste potrebbe essere proprio il Montegiorgio. La Folgore credo abbia bisogno di correttivi in grado di far salire il livello di esperienza, condizione necessaria per ambire alla salvezza”.
Per la serie amarcord. Quel gol alla Roma è ancora impresso nella sua mente o è diventato solo un nostalgico ricordo di gioventù da andare a ripescare?
“E’ un piacevole e nostalgico ricordo di gioventù. Il presente è ben diverso ma non posso negare che, ripensandoci, un sorriso esce ancora più che spontaneo. Era il 2003, ero un giocatore degli Allievi della storica Fermana del presidente Giacomo Battaglioni, giocavamo in trasferta e per questo ci furono anche le riprese locali di Roma Channel. Arrivò quella palla aerea che provai a calciare in acrobazia ed andò bene. Fu una soddisfazione immensa, data dalla fattura del gol e dal calibro dell’avversario”.
Paolo Gaudenzi
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