Dura controreplica del comitato per il verde e la salvaguardia di viale Cavallotti all’assessore all’ambiente Umberto Talamonti. A fronte delle critiche del comitato sui lavori in corso per la realizzazione di una pista ciclabile proprio all’interno del verde del viale (leggi l’articolo), il delegato all’ambiente ha replicato che i lavori migliorino l’immagine e la fruibilità del viale (leggi l’articolo). Ma il comitato proprio non ci sta: “Rimangono le nostre critiche ed il nostro dolore per gli ultimi lavori distruttivi. Sui lavori nel tratto a nord di via Boni, l’intervento è stato sostanzialmente ripetitivo dell’opera già esistente, con aggravio di spese e senza giustificazione, dato che, già da prima e meglio, le persone vi passavano, si sedevano e “lo vivevano”. Il punto che ci ha visti critici è stata l’eliminazione della pista ciclabile sulla strada in favore di un traffico più veloce e pericoloso con l’unico scopo di aggiungere qualche parcheggio. Noi, rappresentanti di un pensiero antiquato ricordiamo che le città europee ed anche le principali italiane stanno attuando politiche di contrasto e scoraggiamento del traffico veicolare dentro le città in favore di pedoni e ciclisti. A Porto San Giorgio ci si ostina a fare il contrario. Oltretutto la compresenza sulla pista ciclabile di ciclisti e pedoni rende insicura e pericolosa la fruizione del viale per i pedoni, che d’altro canto costituiscono un evidente ostacolo per i ciclisti. La residua parte a prato è luogo privilegiato per far defecare i cani. Nessuna manutenzione del verde. Questa è la migliorata immagine e fruizione?
Ma il punto centrale rimane la distruzione dei giardini storici di Viale Cavallotti. L’assessore afferma che se avessimo guardato a sud avremmo visto solamente una striscia di breccia estesa per alcune centinaia di metri, intervallata da alberi ed arbusti, insomma quello che noi chiamiamo ornato pubblico.Ebbene adottando il suo punto di vista il Colosseo diverrebbe un accumulo di massi semi-diroccati, perciò inutile, I giardini parigini del Lussemburgo con i loro viali in brecciolino sarebbero anch’essi “una striscia di breccia estesa per centinaia di metri”. Non osiamo immaginare le conseguenze se prevalessero le sue logiche. Quello che ci differenzia, lo ammettiamo, è una diversa concezione culturale della storia e dell’identità di un paese: per noi ogni pietra, aiuola, albero di quei giardini ha rappresentato la storia identitaria del nostro paese, sia in senso architettonico che naturalistico, che andava preservata, mantenuta e migliorata ma non distrutta con meri interventi edilizi. Nulla ancora sulla manutenzione e messa in sicurezza del verde, le aiuole definitivamente scomparse, molti alberi abbattuti, per lasciare spazio ad un’altra strada. Manutenzioni che le passate amministrazioni come l’attuale non hanno mai compiuto e adesso comprendiamo esattamente perché”.
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