Il sindaco Paolo Calcinaro
“La città del no o quella del futuro”, il sindaco Paolo Calcinaro mette al bivio l’opposizione. Il suo intervento arriva a seguito di alcune critiche mosse da Massimo Rossi per l’Altra Fermo e Fermo migliore. E il primo cittadino va giù duro tracciando un’immagine di una città al bivio e bocciando senza se i partiti del “no”. “No alla vendita del 49% della Solgas, no alla vendita dei terreni di Rocca Montevarmine, no alla vendita della Casina delle Rose, no ai proventi straordinari sulla discarica: la politica fermana, o parte di essa, è stata sempre quella del no e poi, nella regressione della città, e del suo ruolo di capoluogo, i frutti sono stati evidenti. Se non si era capito questa amministrazione, composta da cittadini prima che da politici, vuole schiodarsi da queste logiche: sempre con un confronto aperto, soprattutto con chi (pochi a dire il vero) insieme ai no, avanza anche proposte credibili. Mi sarei aspettato qualche riconoscimento per la fruttuosa scelta di alienare la quota minoritaria della Solgas senza quindi perderne la governance (proprio in questi giorni è stato confermato come presidente Filippo Ercoli), alienazione che permette oggi di poter tornare ad investire su scuole, strade, opere pubbliche: naturalmente c’è stato il silenzio più cupo da quelle opposizioni che non avevano votato per tale dismissione.
Leggo le dichiarazioni di Massimo Rossi (leggi l’articolo) che invita l’amministrazione a stoppare il conferimento di rifiuti provenienti da fuori bacino: apprezzando l’onestà intellettuale e politica di Rossi che non si è mai sottratto al ragionamento ed alla progettualità, però due quesiti mi vengono spontanei: il primo riguarda il profilo politico generale del blocco del no: se l’amministrazione non può e non deve alienare i propri fondi o immobili anche se inutilizzati, se non può percepire risorse dalla propria discarica, non può capitalizzare al meglio dalla Solgas una attività virtuosa della stessa società senza perderne il controllo, come può andare avanti la città? Con quali risorse? Visto che ormai non esistono più trasferimenti dallo Stato, se non si portano avanti queste azioni come può una amministrazione consentire un decente livello dei servizi o garantire investimenti su tutto ciò che è essenziale (scuole, aree verdi, strade, impianti sportivi o di aggregazione, beni culturali di cui Fermo è piena). La risposta sarebbe una sola: aggravando la tassazione sui fermani (che anzi nel frattempo è leggermente diminuita) ed il debito pubblico dell’Ente. Ecco la vera alternativa per una città che ha bisogno di andare avanti e non di rimanere bloccata, che sta dimagrendo a dismisura come personale e costi (rispetto al 2014 abbiamo tre dirigenti in meno e prepensionamenti per quasi trenta dipendenti) ma che nel frattempo riesce ad investire con cantieri ormai aperti in molti quartieri della città.
Il secondo riguarda certa politica fermana che oggi, forse non avendo veri temi di confronto nella gestione della città, finge di non sapere che da lungo tempo Asite regge il proprio bilancio con le risorse provenienti da rifiuti fuori provincia o territorio: operazione di bilancio assecondata negli anni e nelle maggioranze precedenti anche da chi oggi, in carenza di altre argomentazioni sul governo della città, chiede una inversione di strategia.
Massimo Rossi
Tornando alle dichiarazioni di Rossi, che escludo dalla categoria precedentemente indicata in quanto non presente in passato nell’amministrazione di Fermo, mi piacerebbe cambiare l’ottica del suo ragionamento, che enuncia principi assolutamente condivisibili ma non pone risoluzioni concrete al bilancio di una città che non può permettersi un aggravio fiscale sui fermani. Rossi poi omette un altro particolare fondamentale: il maggior disagio ai residenti circostanti, per caratteristiche immaginabili del rifiuto, è dato dallo stoccaggio e dalle operazioni di trattamento dell’organico. Che è un tipo di rifiuto solo provinciale e non proviene da fuori territorio. Ora, per limitare sempre più gli effetti servono impianti sempre più all’avanguardia che portano proprio ad un miglior risultato ambientale: e per questi investimenti servono fondi. Ed allora, il mandato di questa amministrazione al consiglio di amministrazione Asite è quello di far sì che dagli utili provenienti da rifiuti che arrivano da fuori territorio escano quelle risorse necessarie per un piano di sviluppo teso anche a mitigare i disagi ambientali che una discarica può creare, disagi che, rimarrebbero tali anche senza questi conferimenti esterni, senza però risorse e possibilità di intervento all’impiantistica per migliorare la condizione.
Quindi al posto di enunciazioni di principio, anche condivisibili, ma che poi rischiano di gravare sulle tasche dei fermani e di non apportare incisivi miglioramenti a chi risiede nei pressi della discarica, iniziamo un confronto sul piano di investimenti che possano portare ad una forte diminuzione dei disagi. Intraprendere questo percorso con chi vuole migliorare la situazione e non trarre meri vantaggi politici da una situazione presente da anni e che, guarda caso, viene tirata fuori solo ora, è possibile e dovuto: ricordiamo che abbiamo già investito per migliorare sensibilmente il basso dato di raccolta differenziata in città (isole ecologiche informatizzate e mobili) e continueremo già dal 2017 a farlo sulla efficienza e salubrità degli impianti in discarica, anche in rispetto di chi ci lavora, con investimenti su TMB e Biodigestore: a breve poi porteremo avanti l’abbattimento della Tari, misura eticamente dovuta, per quei residenti che si trovano nelle vicinanze dell’impianto di San Biagio.
Sempre con la convinzione che con i ragionamenti concreti va avanti Fermo, con le urla e la caciara si cerca qualche titolo in più per proprio consenso, con buona pace per la Città che rimarrebbe quella, paralizzata, del NO della politica”.
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