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Muccia, la famiglia che si divide:
lei incinta parte per Porto Sant’Elpidio, lui resta per aiutare

PORTO SANT'ELPIDIO- Sergio Mancinelli e sua moglie oggi sono stati costretti a separarsi. "Nostro figlio nascerà in riviera, io cercherò di recuperare qualcosa dalla nostra casa". Tra chi non si arrende c'è Manuel Bentivoglio
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Muccia

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Sergio Mancinelli saluta sua moglie Giovanna in lacrime in partenza per Porto Sant’Elpidio

 

di Sara Santacchi

(Foto di Lucrezia Benfatto)

E’ un paese segnato Muccia, distrutto dal terremoto e dal dolore di rendersi conto che nulla tornerà più come prima. I calcinacci, le case devastate, le crepe sui muri sono le ferite di un piccolo centro dichiarato inagibile per il 90 per cento, dopo il sisma del 26 ottobre. C’è chi è costretto a dividersi dalla propria famiglia per metterla al sicuro come Sergio Mancinelli, 43 anni, proprietario dell’unico negozio alimentari di Muccia, papà di tre bimbi con sua moglie Giovanna in attesa del quarto: “Nascerà sulla costa – racconta – la mia famiglia sta partendo per gli alloggi di Porto Sant’Elpidio e resterà lì almeno per un mese. E’ l’unica soluzione possibile. Io resterò qui, per vedere cosa si può recuperare dentro casa nostra, ormai inagibile e aiutare il mio paese nell’emergenza col negozio di generi alimentari anch’esso lesionato. Abbiamo tre figli, di 5 anni, 3 e 1 anno, non posso farli rimanere qui a Muccia, non adesso almeno e con mia moglie prossima al parto e senza neanche i riscaldamenti visto che il metano è saltato in tutto il paese. Lei è boliviana e i primi anni di matrimonio abbiamo abitato in Spagna. Dopo la scossa i nostri parenti ci hanno detto di tornare lì, ma lo escludo. Dobbiamo ripartire, ma farlo da qui anche se non so come. Oggi ho ritrovato le mie energie sapendo che partiranno e staranno al sicuro anche se sarà dura averli lontano. Adesso è una ferita ancora troppo fresca tutto quello che è successo, ma dovremo trovare una soluzione e rapidamente perché l’inverno si avvicina e non possiamo più permetterci di accontentarci di soluzioni come nel 1997 che poi ci fanno ritrovare come oggi, di nuovo in mezzo a una strada”. La tristezza è un sentimento comune nella cittadina dell’entroterra, ma che non vuole arrendersi.

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Manuel Bentivoglio

Come Manuel Bentivoglio, 23enne e cuoco dell’agriturismo Roccamaia (sopra Pievebovigliana), che a poche ore dal sisma si è rimboccato le maniche allestendo, insieme ad altri volontari, la mensa nei container fino a qualche mese fa usati dagli operai della Quadrilatero. “Fino a giovedì mattina qui non c’era nulla e ci siamo adoperati per allestire un punto in cui preparare un pasto caldo. In poche ore abbiamo portato alimenti, quattro fornelli, ma sono solo e non so quanto ancora riuscirò a cucinare per tutti”. Oltre 260 i pasti preparati tra pranzo e cena, un numero destinato a salire con le ore e nel fine settimana. “Abbiamo solo quattro fuochi per cucinare, con un forno sarebbe già più semplice e soprattutto con altre persone che si diano da fare in cucina”. Un giovane cuoco, Manuel, che in questi giorni ha trascurato il suo lavoro nell’agriturismo di Roccamaia per aiutare il suo paese e i suoi genitori, disoccupati, ospiti nei container della Quadrilatero come tanti altri. “Non c’è altro da fare, possiamo solo andare avanti, ma adesso serve l’aiuto di tutti e domenica dovrò tornare al mio lavoro che non posso trascurare”. C’è anche chi resta a Muccia perché non vuole lasciare il posto in cui è nato e cresciuto come Enzo Carboni (89 anni) e sua moglie Teresa (80 anni). Entrambi stanno dormendo nelle cuccette dei container usati fino a pochi mesi fa dagli operai della Quadrilatero pur di non andare via dalla propria terra dopo aver dovuto abbandonare la propria casa che ormai non esiste più.

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I coniugi Enzo e Teresa Carboni

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La mensa di Muccia

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Il container con le stanze

 

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