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Mentana per i 50 anni della Comunità di Capodarco: “L’Italia non è egoista “

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E’ stato il giornalista Enrico Mentana l’ospite che ha aperto, insieme ad Andrea Pellizzari e a don Vinicio Albanesi, la due giorni di celebrazioni per i 50 anni della Comunità di Capodarco di Fermo. Mentana che ha parlato del ruolo dell’informazione a livello sociale.  “Poco si vuole ascoltare delle vicende di chi soffre – ha esordito il giornalista –  Anche chi soffre non segue l’informazione per sapere di se stesso, nessuno si crogiola della sua situazione, spera sempre di poterla migliorare, di poter superare le proprie difficoltà. E allora succede che nell’informazione spesso si sente parlare del disagio, della povertà, dei problemi, di chi si batte al di fuori delle logiche dello Stato, se ne parla soltato quando c’è il rapporto annuale della Caritas o altre situazione rituali di questo tipo. Si è un pò essiccata quella che è la ‘pietas’ professionale. Perchè? Primo per le vicende tipo Mafia Capitale in cui si è visto il ruolo di poche combriccole che però hanno gettato purtroppo una terribile luce sinistra su tutto il mondo dell’aiuto e della cooperazione”. Mentana che ha toccato poi il tema dell’avversione verso i migranti: “Tutto ciò che c’è di buono e cattivo nei nostri rapporti con le problematiche e il disagio viene assorbito in quella sorta di assurdo match che c’è sul tema dei migranti. Accoglierli, non accoglierli, dove tenerli, c’è qualcuno che ci mangia, vengono accolti solo per far pascere le cooperative che si occupano di questo ecc. Tutte quelle polemiche quotidiane che sentiamo in televisione girando i vari canali, almeno su uno si parla di questo tema. Tutto ciò ha reso aridi gli italiani sul tema quotidiano di un rapporto fraterno tra tutti, di una capacità di ascolto di aiuto e consapevolezza del disagio. Tutti quelli che sono elementi importanti di un paese che non è egoista. L’Italia non è egoista, anche nelle città più forti, penso a Milano dove sono nato cresciuto, la cultura della solidarietà c’è sempre stata persino nei momenti in cui veniva definita la ‘Milano da bere'”

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Mentana che ha aggiunto: “C’è nel fondo una volontà positiva, uno spirito di comunità positivo. Però tutte queste cose che ho elencato sono state come mazzate, bombardamenti sull’idea di comunità, in cui si aiuta chi è rimasto indietro, ovvero quella cosa che si dice solo negli slogan elettorali ma che in realtà andrebbe fatta tutti i giorni. Per questo purtroppo ci si è trovati a raccontare quello che c’è quello che è in prima file dimenticando di raccontare anche tutto il resto”.

Direttore del Tg La7 che sottolinea: “Ci si ricorda dei problemi sociali quando si deve contestare il governo. Un’arma che viene utilizzata da chi è all’opposizione”.

217_dsc9483_resized_1Pellizzari che ha chiesto a Mentana, cosa possiamo fare per cambiare la situazione: “E’ ovvio che non c’è la ricetta. Bisogna in parte aspettare che finisca quest’onda terribile dell’influsso sulla questione dei migranti. Quelli che dicono ‘prima gli italiani’. Nessun partito, nessun movimento, ha ben presente che c’è un’area che  non è quella della sussistenza, del disagio che si aiuta con la beneficenza. Un paese moderno che ha conoscenza di sé, deve sapere fare un welfare che sia dignitoso, che restituisca dignità a tutti. La ricetta è incalzare, farsi sentire”. Ad ascoltare Mentana, in platea, i rappresentanti delle 14 comunità provenienti da tutta Italia nate grazie al ‘modello Capodarco’. Dalla Sicilia al Veneto, sono tanti i rappresentanti delle Comunità sparse in Italia, che s’incontrano nella sede centrale di Capodarco per celebrare 50 anni di cammino a fianco delle persone più deboli. A partire di primi anni del 1970 un processo, che si muove fino alle soglie degli anni ’90, porta alla nascita di nuove realtà: le Comunità di Sestu e di Udine sono le prime a diventare autonome, seguirà la nascita della Comunità di Roma, di Bergamo, di Lamezia e man mano di tutte le altre.  Le idealità di allora, le nuove richieste che oggi emergono da una società in profonda trasformazione e gli strumenti necessari per progettare un nuovo futuro, sono i temi al centro del confronto della giornata. A partire da 14 “parole chiave”, una per ogni comunità, che ne identificano obiettivi e storia: dalla legalità alla convivenza, dalla fragilità alla famiglia.  .  Pomeriggio che è proseguito con il racconto della storia della Comunità di Capodarco, dal suo fondatore don Franco Monterubbianesi, ad oggi.

213_dsc9443_resized_1A chiusura la proiezione il docu-film “Un’utopia che si fa storia. La Comunità di Capodarco” (75’), realizzato dalla regista Maria Amata Calò con Roberto Fittipaldi. “La cosa che mi è piaciuta è la dialettica, ho visto una comunità che mette in discussione se stessa e il suo territorio, che non dà per scontati stereotipi buonisti, che si mette a nudo. – ha detto Maria Amata Calò – Non ho trovato stanze chiuse. Il nostro viaggio è stata una condivisione, io vivo il lavoro in modo totalitario e questa avventura, iniziata i primi di giugno e terminata pochissimi giorni fa, è stata una fetta della mia vita che ho condiviso con ognuno. Spero non aver dato un’interpretazione ma di aver raccontato quello che voi siete”. “Capodarco ha fatto breccia nel mio cuore, è stata un’esperienza favolosa, esaltante, in cui ho cercato di raccontare i fatti mettendoci non solo il pensiero ma un pezzo del mio cuore. – ha aggiunto Roberto Fittipaldi – Ho conosciuto un arcipelago con tante isole, ogni comunità è unica ma poi si riconosce in una matrice comune: la solidarietà, la fede non detta, non dichiarata, che si tocca, che si guarda negli occhi. La Comunità di Capodarco abbraccia tutte le fragilità, e io nella mia fragilità ho incontrato questo mondo di cui ora mi sento parte”

Domani, sabato 12 novembre, i racconti e le esperienze del fondatore don Franco Monterubbianesi, di Marisa Galli, tra le fondatrici di Capodarco, di don Angelo Fanucci, presidente della Comunità di Capodarco dell’Umbria e don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità. Un viaggio nel passato e nel presente. A seguire il dialogo tra Goffredo Fofi, scrittore e direttore della rivista “Lo Straniero”, e il sociologo Giambattista Sgritta su “Capodarco e la società italiana”. Nel pomeriggio, stimolati dal giornalista e conduttore televisivo Giovanni Anversa, gli interventi delle autorità e dei rappresentanti locali del mondo economico, sociale, sanitario, ecclesiastico. Interverrà l’on. Livia Turco, ministra della Solidarietà sociale dal 1996 al 2001 e ministra della Salute nel secondo governo Prodi (2006-2008)

 

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Avversione dei migranti: “


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