Seconda giornata di lavori a Capodarco, in occasione delle celebrazioni per i 50 anni della Comunità. La mattinata si è aperta con il confronto tra il sociologo Giambattista Sgritta e Goffredo Fofi, scrittore e direttore della rivista “Lo Straniero”. Per Sgritta, la forza del terzo settore oggi non è data solo dal ruolo che svolge sul piano della solidarietà, ma su quello economico. Ed è a partire da questa consapevolezza che il terzo settore italiano può crescere e deve rivendicare il suo protagonismo. “Lo Stato fa acqua da tutte le parti, i partiti non ci sono più: – ha detto il sociologo – l’unica struttura effettivamente rimasta è il terzo settore, che è più forte del mercato. Se ci fosse lo sciopero del terzo settore saremmo di fronte al dramma”. Per Goffredo Fofi deve tornare ad emergere “il tema della disobbedienza civile”. “Non dobbiamo essere prigionieri del nostro piccolo benessere, la storia esiste e bisogna essere presenti. Non serve un nuovo ’68, ma bisogna muoversi con responsabilità”
A Marisa Galli e don Franco Monterubbianesi, fondatore della Comunità di Capodarco, il compito di guardare al futuro, ricordando il senso di una vita d’impegno sociale. “Sono diventata senza volerlo una specie di simbolo – ha affermato Marisa Galli -. Ma ho solo creduto a quello che don Franco proponeva, grazie a una spinta interiore molto forte. Ho creduto, insomma, alla proposta di dedicare la mia vita a favore di una categoria”. E “dedicare la vita agli altri è una scelta che non ha scadenza”. Dar vita al Movimento di Capodarco, ripartendo da famiglia, giovani, enti locali e territorio, è l’impegno ribadito del fondatore don Monterubbianesi. “Dobbiamo riparlare ai giovani, c’è un gran lavoro da fare sul piano educativo. Dobbiamo riaffermare lo spirito del servizio, la realtà di passione con cui Marisa Galli per 38 anni ha resistito. Non è affermare se stessi, ma servire!”.
Nel pomeriggio l’incontro con l’on. Livia Turco, ministra della Solidarietà sociale dal 1996 al 2001 e ministra della Salute nel secondo governo Prodi (2006-2008). Promuovere una nuova cultura della dignità della persona e delle politiche sociali e sperimentare una modalità di governo basata sulla condivisione, i punti di forza della stagione politica in cui maturò la “328” e molte altre leggi. “La parola chiave di quella stagione è stata condivisione. – ha detto l’on. Turco – Sono orgogliosa che le leggi fatte in quegli anni, e sono state tante, siano nate da tavoli. Tutte quelle norme non sarebbero state possibili se non avessi messo intorno a un tavolo coloro che avevano una competenza che derivava dall’esperienza”. Oggi – ribadisce – il tema è rilanciare una battaglia culturale forte sull’idea di welfare e di dignità della persone. Non ci sono solo diseguaglianze materiali, ma anche quelle legate alla fragilità delle relazioni umane”. E alla platea rivolge un appello: “Tornate ad avere una voce profetica”.
La parola passa poi alle istituzioni. Guidati dal giornalista e conduttore televisivo Giovanni Anversa, intervengono l’arcivescovo di Fermo mons. Luigi Conti, l’on. Paolo Petrini (Pd), il Consigliere regionale Francesco Giacinti e il Sindaco di Fermo Paolo Calcinaro. A partire dall’idea di territorio come luogo di complessità, area periferica rispetto ai grandi centri, dove si giocano oggi i destini della società. “Il territorio come punto nodale dove andiamo a leggere i fenomeni, dove si sviluppano i conflitti”, precisa Anversa, ma anche un punto di osservazione globale. “Il mondo è arrivato nei territori e dai territori può arrivare la risposta ai problemi”. In questo senso Capodarco, per Anversa, “rappresenta un paradigma, un esempio di come si devono leggere le storie del mondo”. Mons. Conti ha ricordato la sua esperienza con Capodarco: “Conosciuta già a Roma nel 1973 quando ero un giovane prete, ritrovata a Macerata da vescovo e abbracciata definitivamente a Fermo. E forse non è casuale – ha detto – che mi trovi a festeggiare i miei 50 anni di sacerdozio proprio mentre la Comunità di Capodarco festeggia i suoi 50 anni di vita”. Per il sindaco Calcinaro si tratta “di una comunità che ha scritto pagine importanti della storia dei diritti in molti settori del sociale: dalla disabilità al disagio, fino all’accoglienza dei migranti. Ha cambiato la mentalità, ha suggerito e sollecitato leggi storiche. Essere prossimo a una realtà di questo tipo è per me e per la mia amministrazione un grande onore e un grande onere”.
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