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Rifiuti speciali, Massimo Rossi e Giulia Torresi: “E’ nostro l’esposto fatto per chiedere chiarezza” ( il documento )

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di Paolo Paoletti

 

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Massimo Rossi

Un esposto inviato alla Provincia di Fermo tramite posta certificata, datato 27 ottobre, e firmato dai consiglieri Massimo Rossi (Fermo Migliore) e Giulia Torresi (L’Altra Fermo Sinistra Unita) all’interno del quale, alla luce di quanto emerso dalla Commissione consiliare Ambiente, i due consiglieri chiedono di fare chiarezza in merito alla: “Correttezza della gestione della discarica e, laddove fossero accertate irregolarità, di assumere con tempestività ogni provvedimento necessario a riportare tale gestione dell’ambito della legittimità”. Nel documento vengono citati numeri e dati che, a seconda delle interpretazioni, pongono una serie d’interrogativi in merito al livello di rifiuti speciali conferito nella discarica fermana.

Da qui è partita la lettera dei tecnici della Provincia di Fermo, che per legge ha il compito di vigilanza in materia ambientale,  indirizzata all’Asite in cui si chiede un conteggio delle quantità di rifiuti speciali e di rifiuti urbani conferiti nella discarica di San Biagio. Una vicenda intricata sulla quale Massimo Rossi vuole fare chiarezza.

Da una parte le dichiarazioni del presidente Roberto Cippitelli che ha spiegato come il blocco dei rifiuti speciali sia stato disposto a scopo precauzionale, per rispondere alle richieste numeriche della Provincia, e di come tutto sia stato svolto nel pieno rispetto delle regole. Dall’altro interviene oggi Massimo Rossi che, insieme a Giulia Torresi, hanno approfondito il caso già dallo scorso ottobre. “Abbiamo visto un atteggiamento irrispettoso della nostra intelligenza. Da qui l’esposto, inviato già all’indomani della commissione consiliare – spiega Rossi –  non è stato comunicato volutamente alla stampa per evitare fini propagandistici.  Ora che  la Provincia, a seguito del nostro esposto, ha attivato questa procedura di verifica posso dire che, facendo riferimento ai dati,  la situazione è più seria di come ne parla Cippitelli”.

Nell’AIA, l’Autorizzazione Integrata Ambientale relativa alla discarica di rifiuti non pericolosi di San Biagio di Fermo, si stabilisce che deve essere garantito annualmente il 75% in peso dei rifiuti urbani sul totale dei rifiuti abbancati in discarica. Una percentuale, quella del 75 per cento riferita ai rifiuti prodotto nell’ambito di riferimento. Dalla  riunione della seconda commissione consiliare, Massimo Rossi e Giulia Torresi  spiegano di essere venuti a conoscenza del fatto che: “Negli ultimi tre anni, su un totale annuo oscillante tra 111 mila e 124 mila tonnellate di rifiuti abbancati – si legge nell’esposto – non più del 43% risultano essere quelli urbani provenienti dall’ambito di Fermo. Nell’anno in corso la società proprietaria della discarica ha stipulato un contratto che prevede l’abbancamento in discarica di rifiuti provenienti dal bacino di Roma per ben 15 mila tonnellate ogni semestre; quantitativo di per sé superiore al 25 per cento del totale degli abbancamenti previsti”.

Maria Giulia Torresi

Maria Giulia Torresi

Ed è qui che subentra però una norma regionale che nel 2015, ha alzato il limite dei rifiuti speciali dal 25 al 50 per cento. Essendo la norma regionale in contrasto con quella provinciale, i regolamenti degli enti locali prevedono come quella della Regione Marche prevalga su quella della Provincia. Da qui l’interpretazione contrastante data dall’Asite rispetto alla posizione della Provincia di Fermo secondo la quale nella percentuale del 50 per cento rientrano anche i rifiuti speciali provenienti da fuori. Facendo riferimenti alla normativa regionale, secondo l’Asite, non vi sarebbero irregolarità, come confermato ieri a Cronache Fermane dal presidente Cippitelli.

“Dall’altra parte però  – spiega Rossi – c’è la posizione della Provincia che non solo pone il limite al 25 % ma evidenzia come i rifiuti da Roma non possano essere considerati parte di quel 25 o 50 per cento perchè si tratta di rifiuti speciali al di fuori dell’ambito territoriale regionale. Se passa questa interpretazione sarebbe stato necessario un accordo regionale che giustificasse la provenienza di rifiuti speciali esterni, come nel caso di Roma”. Un’interpretazione più severa quella della Provincia, che oltre a considerare la quantità dei rifiuti al 25%, parla di rifiuti speciali provenienti da aziende che facciano parte del bacino locale.

Massimo Rossi passa poi alle considerazioni politiche: “Abbiamo contestato la scelta di far arrivare i rifiuti da Roma. Questo anche secondo i principi europei di autosufficienza del territorio e di prossimità territoriale: questa è la nostra contestazione politica. Oggi il problema è che ci troviamo di fronte ad una società partecipata che si è retta con utili di  4 milioni di Euro l’anno.  Se ora vengono a mancare questi rifiuti speciali esterni cosa succede? Non era meglio studiare bene tutti i parametri prima, per ottimizzare i costi? Sono state fatte scelte irresponsabili. Non si può basare l’attività di una partecipata su queste entrate”.

 

 

 

 

 

 

 

 


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