Il prefetto di Fermo, Mara Di Lullo
Si chiama “Protocollo d’intesa sulle attività di volontariato dei cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale” e, quello che questa mattina hanno sottoscritto il prefetto Mara Di Lullo e il direttore Asur Av4, Licio Livini, vuole essere lo strumento per favorire l’integrazione dei migranti attraverso attività di volontariato di pubblica utilità. “L’adesione al protocollo, già sottoscritto con numerosi sindaci sui cui territori sono ospitati i migranti – fanno sapere dalla prefettura – si pone l’obiettivo di realizzare anche presso altre amministrazioni pubbliche, oltre a quelle degli enti locali, attività di volontariato di pubblica utilità a favore della collettività, al fine di favorire la loro integrazione nel tessuto sociale e promuovere la formazione di una coesione civica di partecipazione alla vita della comunità.
Il direttore Av4, Licio Livini
Le attività previste presso la struttura ospedaliera-sanitaria presente a Fermo non richiederanno necessariamente specializzazioni ma terranno conto delle attitudini, della professionalità e delle intenzioni manifestate dal cittadino straniero e saranno, comunque, supervisionate da un tutor facente parte dell’amministrazione sanitaria. Le attività di pubblica utilità potranno riguardare, principalmente, servizi di assistenza, anche indiretta, agli utenti e altri interventi esecutivi e di ausilio al personale dell’Asur che verranno, di volta in volta, determinati nell’ambito dei settori operativi dell’Area vasta. Il protocollo prevedere che l’Asur Av4 provveda alla formazione dei volontari ai fini di un corretto svolgimento delle loro attività, per l’espletamento delle quali gli stessi saranno dotati di un cartellino di riconoscimento. Il prefetto Di Lullo e il direttore Livini hanno condiviso, insieme al responsabilie della fondazione Caritas in Veritate, don Vinicio Albanesi, soggetto gestore che ospita i migranti partecipanti al progetto, l’importanza dell’attuazione di tali iniziative al fine di un concreto processo di integrazione degli stranieri presenti sul territorio, con l’auspicio che, superata la prima fase sperimentale, possano divenire una prassi consolidata”.
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