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Guido Di Fabio: ”Con Fermo un legame
indelebile, il primo posto?
Che sia l’anno buono per . . .”

IL PERSONAGGIO - Lo storico capitano dei tempi d'oro del calcio gialloblù, oggi allenatore del Martinsicuro, analizza il felice momento di classifica dei canarini. Impossibile inoltre non riportare alla mente pagine di sport fermano consegnate alla leggenda

 

Guido Di Fabio oggi nelle vesti di allenatore. Ieri perno del centrocampo della Fermana Calcio 1920,  dalla metà degli anni ’90 ai primi del 2000

FERMO – Certamente sul podio degli ex canarini indimenticabili, Guido Di Fabio vanta la bellezza di oltre duecento partite disputate con addosso la maglia dell’allora Fermana Calcio 1920. Capitano all’apice della longeva storia calcistica del Girfalco, attualmente guida la squadra della sua città, il Martinsicuro, che ben si sta disimpegnando nel torneo di Eccellenza abruzzese come seconda in graduatoria alle spalle della capolista Francavilla.

Allenatore oggi, gladiatore di centrocampo ieri per una carriera tra le più longeve del calcio italiano. Come affermato sono numerosi i tornei disputati sul fondo del Bruno Recchioni, dove spiccano i campionati indimenticabili chiusi nel 1996 e 1999 valsi la scalata rispettivamente verso la terza serie nazionale e la cadetteria. Di conseguenza ecco l’ingresso, con diritto maturato sul campo, all’interno della hall all fame del mondo sportivo gialloblù di tutti i tempi.

Di Fabio, partendo dall’attualità, come valuta la “sua” Fermana prima della classe nel girone F di Serie D?

“Sicuramente i canarini oggi stanno raccogliendo i frutti di quanto precedentemente seminato. Sono un po’ di anni che Fermo cerca di ritornare al calcio che gli compete. Tutti hanno avuto pazienza, tifoseria in primis che di certo ha attraversato momenti  difficili. Ecco poi la società, che giustamente non ha mai mollato, meritando anche nel recente passato qualcosa in più rispetto all’ottenuto. Quest’anno ci sono squadre molto attrezzate che daranno non poco filo da torcere ai gialloblù da qui alla fine dei giochi. Mister Destro sta facendo un ottimo lavoro, certamente si spenderà con la stessa costanza sino all’ultimo“.

 Ha qualche rammarico per la recente e triste parentesi alla guida della squadra?

“Purtroppo sono capitato in un anno in cui la società stava vivendo un periodo di ridimensionamento e transizione. La politica di vertice era diversa rispetto a quella attuale. Per come è andata a finire (esonero, ndr) sono non poco dispiaciuto. Ritenevo e ritengo, però, che l’obiettivo dichiarato a monte, cioè la salvezza, sarebbe stata comunque alla mia e nostra portata. Per fortuna della Fermana adesso si scende in campo per altri lidi di classifica, e devo ammettere che mi avrebbe fatto molto piacere provare a ripetere, nella veste di allenatore, quanto fatto come giocatore. Con la città e gli sportivi di Fermo ho un legame fortissimo e indissolubile. Detto questo non sono invidioso per il collega del momento, perché tifo e tiferò sempre per la Fermana“.

Tornando indietro di qualche anno, le capita di ripensare alle tante avventure vissute con addosso la maglia gialloblù?

“Ci penso sempre, sono stati anni importanti per la mia carriera. Arrivai a 29 anni con l’idea di giocare per altri due, tre anni al massimo invece rimasi in campo, tra Recchioni ed altri stadi, per oltre dieci anni. Il ciclo di Fermo fu senza pari, anche se ero andato avanti con l’età, in seguito continuai a ricevere offerte da squadre dall’allora Serie C1. Purtroppo una brutta malattia in capo a mio padre mi costrinse a tornare dalle parti di casa, fino a chiudere la carriera come allenatore – giocatore a Martinsicuro. Fu il passaggio dal calcio giocato a quello vissuto in panchina“.

 Eccezion fatta per i picchi di Ferrara e Battipaglia, valsi rispettivamente l’accesso in Serie C1 e B, quale gara non può non essere citata?

“Non ci sono dubbi sulle gare che vanno tirate in ballo. In C1 ci fu una partita interna contro l’Ischia dove tutti i giornali, in maniera corale, mi diedero 10 in pagella per quanto fatto in campo. Vincemmo 1 a 0, io correvo a tremila all’ora sia dietro, in copertura, che in appoggio alla manovra. Il terreno di gioco era molto pesante ma andavo con grinta, cuore e tanta generosità. Poi citerei un paio di partite casalinghe in Serie B, precisamente contro Napoli ed Atalanta. Nel primo caso battere in rimonta i ben più quotati partenopei, davanti a quasi 10.000 spettatori, fu un’emozione unica. Contro gli orobici ci fu invece il mio appoggio per la testa di Max Fanesi che valse il gol vittoria. Sono state due gare in cui fu dato veramente tutto fino in fondo, e che portarono nell’ambiente una compattezza senza pari da tanti punti di vista: tra noi dello spogliatoio, la città, la stampa e non da ultimo i vertici societari“.

 Paolo Gaudenzi

 

La Fermana nella trionfale stagione di Serie C1. Guido Di Fabio leader del centrocampo con la fascia al braccio

Fermana in Serie B, stagione 1999/00. Di Fabio ancora capitano

Guido Di Fabio premiato nell’estate alle spalle per il ventennale della promozione in Serie C1, raggiunta ai playoff contro il Livorno. Finale disputata al “Paolo Mazza” di Ferrara, vinta ai rigori

 


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