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Quel filo che lega lo sterminio nazifascista alle stragi dei migranti
(LE TESTIMONIANZE)

di Andrea Braconi

C’è un grande filo che lega lo sterminio perpetrato dai nazifascisti durante la seconda guerra mondiale alle stragi dei migranti nel Mediterraneo: l’indifferenza. Lo ha rimarcato Alessandro Fulimeni, coordinatore dei progetti Sprar, agli studenti del Liceo Artistico di Fermo in occasione dell’iniziativa per il Giorno della Memoria, svoltasi questa mattina all’interno dello stesso istituto.

Un accostamento doveroso, ha affermato, perché la storia sembra non aver insegnato molto rispetto alle grandi tragedie del passato. “C’è stata un’indifferenza degli europei rispetto alla persecuzione nazifascista e c’è un’indifferenza oggi rispetto ai migranti. Sono tantissimi gli elementi che uniscono questi aspetti. Pensiamo alle stragi in mare, che hanno assunto in questi anni davvero le dimensioni di uno sterminio. Primo Levi e altri ci hanno insegnato ad utilizzare le parole opportune e di fronte a tutto questo non si può non parlare di stragi”.

E sul significato delle parole (tra queste anche discriminazione, ghettizzazione e deportazione) di quella pagina lacerante della storia del ‘900 si è soffermato anche Giuseppe Buondonno, insegnante, tra gli organizzatori dell’iniziativa.

“Occorre fare un ragionamento su ieri per capire ed interpretare l’oggi. Prendiamo la parola Shoah, che in ebraico significa sterminio ma che è divenuta il simbolo di uno sterminio più generale. Il 27 gennaio, infatti, non ricordiamo soltanto lo sterminio degli ebrei in Europa ma quello più generale perpetrato dal Nazifascismo. E mai come oggi dobbiamo dare anche alla parola razza la sua vera dignità e affermare con forza che la razza è una sola ed è la razza umana. E ricordiamo anche che nel campo di concentramento di Dachau, che visiteremo con voi a fine marzo – ha detto Buondonno rivolgendosi ai tanti studenti presenti in aula -, furono eliminati decine di migliaia di oppositori politici tedeschi (comunisti, socialisti, liberali e cattolici) e anche persone con qualunque tipo di differenza sessuale, religiosa, etnica e culturale, così come malati di mente, portatori di handicap e tutti coloro che non rispondevano ad un modello di perfezione biologica”.

Altro termine che ha caratterizzato quella fase storica così drammatica è lager. “I campi di sterminio furono fondamentalmente un luogo di distruzione e di eliminazione fisica, ma erano anche luogo di sfruttamento del lavoro schiavistico, oltre che luogo di maltrattamenti di ogni tipo con sperimentazioni di atrocità ed annientamento della personalità”.

Inscindibile, per Buondonno, il legame tra nazismo e fascismo. “Il fascismo è il modello di uno Stato totalitario, incentrato sul dominio di una minoranza che si considera superiore per motivi razziali ed ideologici, e che si identifica anche con elementi come il militarismo. È il precipitato nel ‘900 di secoli di cultura razzista e di cultura del dominio. Pensiamo alle leggi razziali di Norimberga e come, a distanza di poco tempo, anche in Italia si sia arrivati allo stesso punto”.

Di razzismo (“Uno dei tratti caratterizzanti dell’ideologia nazifascista e ancora oggi elemento che caratterizza pratiche discriminatorie”, ha sottolineato Buondonno) e di migrazioni ha parlato anche Fulimeni. “Le vittime in mare sono vittime di un sistema che non li vuole, che li rifiuta. L’Europa dei diritti non li accoglie, non fornisce loro canali legali per farli mettere in salvo. E voi ragazzi dovete sapere che solo l’8% dei 65 milioni di profughi del mondo stanno in Europa! L’indifferenza si nutre di ostilità; l’indifferenza è una cosa terribile perché non significa neutralità ma significa essere complici. Ecco perché dobbiamo metterci in gioco tutti. Vi faccio una domanda: quanti di noi avrebbero avuto nel 1938 la forza e il coraggio di far sentire la propria voce, di dissociarsi? Questi ragazzi che sono qui oggi e tutti quelli che scappano dai loro Paesi sono colpevoli semplicemente di essere migranti. Lo sapete che più della metà delle persone che muoiono in mare sono donne e bambini? E si continua a ridurre tutto questo in termini di costi: è assurdo! Ricordate che queste persone hanno attraversato di tutto, sono sopravvissute a viaggi terribili e tutto questo ci riguarda direttamente. Ecco perché dobbiamo riflettere in maniera forte sull’accoglienza, ribaltare il discorso e pensare ai valori che formano la nostra vita, come quello dell’accoglienza”.


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