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Imbarcazione in fiamme,
l’incendio è doloso

C’è il dolo alla base dell’incendio che ha parzialmente carbonizzato un’imbarcazione da pesca di 4 metri, venerdì sera, ormeggiata nel porto peschereccio (leggi l’articolo). Per gli investigatori è ormai certo. L’ipotesi del dolo è stata, comunque, da subito quella più accreditata dal momento che il natante, di proprietà di un uomo dedito alla piccola pesca, non aveva a bordo impianti elettrici o batterie. E per di più il motore, un fuoribordo, è di quelli che si accendono manualmente, con una corda, a strappo. Quindi la scintilla sarebbe partita dalla mano di qualcuno. Difficile al momento dire perché l’imbarcazione è stata data alle fiamme. Gli inquirenti, per il momento, non escludono alcuna ipotesi.

Il comandante del Circomare, Fabrizio Strusi

E il comandante del Circomare, Fabrizio Strusi, con le indagini ancora aperte, resta abbottonato, non si sbilancia nemmeno sulla natura dell’incendio: “Tutte le ipotesi sono aperte”. In questo caso, però, gli investigatori hanno in mano uno strumento essenziale ai fini della puntuale ricostruzione dell’accaduto: le registrazioni delle telecamere della videosorveglianza istallate al porto peschereccio. E i filmati non mentono. Certo non serviranno per chiarire con certezza i motivi che hanno mosso la mano di colui o coloro che hanno dato fuoco al natante ma di certo dissiperanno ogni dubbio sulla natura del rogo. “Le immagini sono in visione – aggiunge il comandante Strusi – comunque abbiamo informato la Procura della Repubblica su quanto avvenuto venerdì sera al porto”.

Il Circomare e i vigili del fuoco individuano le telecamere di videosorveglianza

L’imbarcazione data alle fiamme


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