“Ivan, la sua Fermo e quella bandiera del Vietnam nel ’66”, il ricordo di Giorgio Cisbani

FERMO - Le parole del senatore Pci Giorgio Cisbani in cui racconta lo stretto legame fraterno di amicizia con Ivan Cicconi: "Ho ancora la chiave della sua casa di Bologna che fino a qualche anno fa frequentavo"

Giorgio Cisbani

 

di Paolo Paoletti

“Ho ricevuto la telefonata che mi comunicava la morte di Ivan Cicconi mentre ero al congresso di Sinistra Italiana a Rimini. Se non fosse avvenuta quella caduta e il successivo coma sono sicuro sarebbe stato con me ad ad assistere a questo momento straordinario, insieme a persone che la pensano in grande e che guardano non alle liste elettorali ma ai problemi della gente”. Inizia così il ricordo di Ivan Cicconi, scomparso ieri (leggi l’articolo) da parte del senatore fermano Giorgio Cisbani. Un legame quanto mai stretto tre i due, fatto di ideali, scambi di opinioni, consigli e un’amicizia autentica.

“Era per me come un figlio e un fratello, lo conoscevo da ragazzo, da quando faceva il Montani, un bravissimo studente. Successivamente credo di averlo influenzato nella scelta della facoltà d’ingegneria civile e anche – sorride Cisbani – nel lasciare una fidanzata di Ancona. Ho ancora la chiave della sua casa di Bologna che fino a qualche anno fa frequentavo”. Cisbani racconta di come Cicconi, nella stesura dei suoi libri più importanti, tra tutti quello sull’alta velocità, si confrontasse con lui via mail tanto da prendere spunto dai consigli del senatore fermano per la prefazione del libro.

“Per me Ivan è morto l’11 settembre dopo la caduta ed il coma, mi ero rassegnato, per le mie figlie invece, non era così e ieri quando hanno letto la notizia dal vostro sito mi hanno subito chiamato. L’ultima volta che l’ho visto siamo stati insieme a pranzo al ristorante degli Artisti di Fermo. Abitava nella casa di famiglia di fronte a quella di Mario Dondero, Vicolo Zara, in zona Campolege”
Cisbani che conclude con un ricordo: “Alla curva di via XX Settembre, vicino al punto dove è morto Emmanuel, all’epoca c’era un distributore di benzina e li di fianco un pino, nel 1966 prendemmo una scala e ci arrampicammo sull’albero per issare la bandiera del Vietnam”.

 

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