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La Fermana si conferma capolista
in quanto squadra di coristi

SERIE D – Tra i gialloblù chiunque è in grado di ricoprire più ruoli, come Mane, domenica difensore centrale, per l'aiuto reciproco ed il gioco compatto. Si teme per Bossa, infortunato al ginocchio: entro giovedì la diagnosi. Come sempre il pubblico si è dimostrato il dodicesimo uomo in campo, confermandosi tale anche allo stadio di Villa San Filippo

Il colpo d’occhio offerto dai tifosi gialloblù allo stadio di Monte San Giusto

FERMO – Quando una squadra vince partite come quelle di domenica dà dimostrazione di una notevole forza, non solo agonistica, ma anche caratteriale e mentale. La Fermana ha continuato a tenere il campo con ordine e autorità fino alla fine, nonostante quattro assenze importanti prima della gara, a cui si sono aggiunti Bossa, uscito malconcio nel secondo tempo e Valentini, acciaccato ma rimasto in campo, che hanno costretto Destro a rivoluzionare l’assetto tattico sebbene l’avversario abbia lottato fino all’ultimo minuto, senza risparmiare colpi duri e nonostante una terna arbitrale che, nel secondo tempo, ha provato a mettere il bastone fra le ruote ai gialloblù.

Tenacia anche quando, considerando tutto il contesto, poteva accontentarsi del 2-2, ma i canarini hanno invece insistito alla ricerca dell’unico risultato che consentiva di mantenere 4 punti di distacco dalla prima inseguitrice, la Vis Pesaro (che però ha una partita in più) e 5 dal Matelica. Risultato vincente che è puntualmente arrivato anche se questa volta con l’aiuto della fortuna. Ma la buona sorte non arriva se non la cerchi. Nelle ultime tre partite i minuti finali due volte hanno dato (in casa di Vastese e Monticelli) e una tolto (a San Marino).

In un quadro del genere è superfluo commentare le tattiche e le posizioni dei giocatori: nella Fermana di Destro prevale il vero gioco di squadra, chiunque è in grado di fare tutto, anche Mane il difensore centrale, tutti aiutano tutti e giocano compatti, non ci sono solisti ma solo coristi: “uniti si vince” recitava uno striscione dei tifosi.

Senza far torto a nessuno, due giocatori un pelo sopra a tutti domenica: Forò, un autentico gladiatore su ogni pallone e D’Angelo, tanta verve e grande tecnica. Dei due autori delle reti abbiamo già detto. Un bravo ad Ispas, giovane rumeno in crescita, nel battere la bella punizione del 3-2 .

Nel momento di maggior difficoltà mister Destro si è girato verso la tribuna chiedendo il sostegno del pubblico, già molto rumoroso, e la spinta dei tifosi, arrampicatisi anche sulla rete, ha funzionato, forse anche nei confronti dell’arbitro, che dopo mezz’ora di silenzio  ha ricominciato a fischiare a favore dei canarini, compresa la punizione vincente del finale.

Quale avversario può fermare i gialloblù? Domenica prossima i canarini tornano a giocare al Recchioni ad un mese esatto e ospiteranno l’Agnonese, rivelazione del girone di andata, ma che adesso è in calo ed è uscita dalla griglia playoff. Da novembre, fuori casa i molisani hanno conquistato solo un punto (non considerando la vittoria a Civitanova). Nonostante ciò fa bene il tecnico a tenere alta la guardia, tutti gli avversari sono insidiosi, anche se nessuno è imbattibile.

Sugli arbitri torneremo perché a questo punto serve un approfondimento, come dimostrano le dichiarazioni della società, che non è abituata a sbilanciarsi, e che forse comincia a sentire puzza di bruciato; la posizione in classifica della Fermana forse ha rotto le uova nel paniere a qualcuno.

Ora la preoccupazione maggiore è per Francesco Bossa che ha pagato il duello con Filiaggi con un infortunio al ginocchio. Ieri si è sottoposto agli esami, dall’ufficio stampa della Fermana fanno sapere che entro giovedì si conoscerà la diagnosi. Si teme per uno stop lungo se si tratta di legamenti, sarebbe una grave tegola per la capolista a cui, nella fase cruciale della stagione, resterebbero in rosa solo due difensori centrali di ruolo (capitan Comotto, che domenica rientra, e Ferrante), sebbene in quel ruolo si siano già adattati con soddisfazione Urbinati e ieri Mane.

Paolo Bartolomei

 

 


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