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Inaugurato il fondo librario
intitolato a Luciano Barca,
Cisbani: “A Fermo si sentiva a casa”

FERMO - "La città lo attraeva particolarmente, forse per l’ospitalità che trovava e per quell'atmosfera vivace e disordinata che caratterizzava la piccola federazione, dove diversi giovani, di una certa potenzialità, convivevano armoniosamente"

Giorgio Cisbani

di Giorgio Cisbani

“Parole da ieri e dall’oggi” in occasione della inaugurazione del Fondo Librario “Luciano Barca” (inaugurato questa mattina al Palazzo delle Marche insieme alla Cittadella della Cultura)

Ho conosciuto Luciano alcuni anni dopo il 1963 nella sede del Comitato regionale del Pci e, sin da subito, ho avuta l’impressione che nelle Marche si trovasse molto a suo agio, forse come e più che nel suo quartiere romano. Un’impressione rafforzata in seguito, quando la conoscenza divenne amicizia: Luciano ‘viveva’ intensamente la nostra Regione, interessato a frequentarne le piazze, conoscere le fabbriche, visitare le campagne, incontrare alcuni docenti e, magari, i dirigenti di quell’illuminato centro di ricerca economico–sociale qual era l’Issem. E oggi il Fondo che porta il suo nome è nella sala intitolata a Walter Tulli, fermano, primo presidente del Consiglio regionale. Ricordo quando facevo da moderatore tra il Pci e la Sinistra democristiana con Tulli.

Se in tutte le Marche era evidente si trovasse ‘bene’, a Fermo e nel Fermano, Barca mostrava proprio di sentirsi a casa. Il giorno dopo lo straordinario risultato alle amministrative del 1975 – soltanto un piccolo esempio – con preavviso di alcune ore, venne, accompagnato da sua moglie Gloria (fatto non usuale tra i dirigenti Pci) ad una cena riuscitissima a Magliano di Tenna, uno dei gioielli dell’entroterra.
Fermo lo attraeva particolarmente, forse per l’ospitalità che trovava e per quell’atmosfera vivace e disordinata che caratterizzava la piccola federazione, dove diversi giovani, di una certa potenzialità, convivevano armoniosamente (non era questo un dato scontato, neanche in quel gran partito) con dirigenti storici o, importanti, che ancora oggi, forse, si ricordano, come Santarelli, Janni e Benedetti.

L’inaugurazione del fondo libraio Barca

Penso, inoltre, che Luciano provasse molta soddisfazione nel costatare quanto il partito fosse egemone in questa minuscola parte della Regione e, non ultimo, fosse colpito dalla singolare creatività di diversi soggetti, compagni e non, che aveva occasione o cercava d’incontrare. Tra questi, Onorino, il sapiente allevatore di galline ovaiole, uno dei pochi non elettori Pci della contrada San Girolamo; Benito Mignani, l’ex segretario Fgci – poi liberale, ma senza rinnegare il passato – imprenditore calzaturiero di avanguardia (il primo ad aprire un negozio a NY, il primo ad avviare quello che è stato e, forse é ancora, il modello produttivo di riferimento); Peppe Sammartì, compagno granitico, di professione carpentiere, con la tavola sempre imbandita, che, in età avanzata, divenne rigattiere se non antiquario.

Mentre un sacerdote fermano favorì il suo incontro con il Vescovo di Loreto, Mons Capovilla, già segretario di Papa Giovanni. (Berlinguer, in particolare – come qualcuno ricorderà – spingeva affinché la nettezza del nostro impegno non suscitasse equivoci nella sensibilità dei credenti e della Chiesa, non offuscasse il rispetto del partito per il merito delle loro convinzioni).

In generale, decine di episodi – anche esilaranti – costellano le sue numerose presenze e colorano il suo rapporto con il Fermano (la federazione di Fermo rappresentava – in quanto allora non provincia – una delle poche eccezioni nell’organizzazione del Pci).

Chiusa la nostalgica parentesi fermana, sento di dovermi congratulare con il governo della nostra Regione che ha voluto raccogliere la generosità dei figli, così che per molti giovani – in un quadro più ampio – il Fondo Librario di Luciano potrà costituire un’ulteriore opportunità di studio: magari tra qualche anno, oltre a quelle già previste, ci saranno tesi di laurea sulla condizione economico-sociale delle Marche; si potrà così avere studi importanti, – come allora, nei primissimi anni ’70 – furono quelli prodotti dall’ISSEM.

Nei suoi ultimi anni, a Luciano non saranno certo sfuggiti i segni dei tumultuosi cambiamenti e di grandi malesseri della società, con le concomitanti debolezze della sinistra. Forse, con qualche rammarico, avrà ripensato a: “ Una volta il futuro era migliore “ di Benjamin, ma non sarà stato certo assalito dal pessimismo, perché troppo forte era la sua speranza, la sua cultura nell’avvenire

 

Nato nel 1939; diplomato in ragioneria, artigiano (azienda paterna di lavorazione marmi), Luciano Barca si iscrive al Pci nel 1961 e dal 1964 è più volte consigliere comunale, due volte assessore; dal 1967 nella segreteria della federazione. Eletto senatore nella X Legislatura. Al termine, nel 1992, dà vita all’ associazione “E.Berlinguer del Fermano” e riprende l’attività di artigiano.

L’inaugurazione della Cittadella della Cultura


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