di Paolo Paoletti e Giorgio Fedeli
“E’ mancato il criterio con cui sono stati fatti i lavori sul letto del fiume Ete. Questa gente va rispedita a casa con il loro stipendio, in modo che almeno non possono fare danni fuori”. La parole degli agricoltori della Valdete ben esprimono i disagi che una categoria già in difficoltà ha dovuto sopportare nel corso degli ultimi anni. L’annuncio di voler bloccare la Tirreno-Adriatico come segno di protesta fatto ieri dalle pagine di Cronache Fermane (leggi l’articolo) rappresenta l’ultima richiesta disperata di aiuto alle istituzioni.
A pochi metri da dove il fiume sta divorando la strada, questa mattina, si è svolto un summit informale degli agricoltori della Valdete. Un tratto che domani, attorno alle 15.30, sarà al centro dell’attenzione mediatica nazionale ed internazionale visto il passaggio della Tirreno-Adriatico. Agricoltori che sono determinati a portare avanti la loro protesta.
Sul posto anche il dirigente del commissariato di polizia di Fermo Leo Sciamanna e il sindaco Paolo Calcinaro. L’obiettivo è quello dare agli agricoltori la possibilità di esprimere il loro dissenso ma allo stesso tempo garantire la sicurezza e il regolare svolgimento di una delle competizioni ciclistiche più importanti d’Europa. A farsi portavoce della protesta degli agricoltori è Stefano Minnucci che questa mattina è stato convocato in Prefettura per un incontro.
Secondo le prime notizie sarebbe stato scongiurato il blocco della corsa con quello che sarebbe dovuto essere un muro di trattori o una ‘catena umana’. Confermata invece la protesta che sarà strutturata con il posizionamento di trattori e striscioni lungo il tratto di strada in zona Madonnetta d’Ete. Agricoltori che non escludono nulla. “Venite domani e vedrete, non sappiamo ancora se bloccheremo la corsa o no, quello che possiamo dire è che faremo la nostra protesta siamo stanchi di essere ignorati”.
Operatori della vallata che, al nostro arrivo, hanno espresso tutta la loro rabbia per quelli che hanno chiamato: “Lavori scellerati messi in atto negli anni passati”.
Si sono visti divorare i loro terreni dalle acque del fiume. “Sono scomparsi tre ettari del mio terreno grazie ai lavori fatti negli anni passati che non sono serviti a niente” ci racconta uno di loro. E subito un collega aggiunge: “Dieci ettari della mia terra sono stati trasformati in acquitrino per via degli argini sbagliati e troppo alti e delle acque che escono durante le piene e poi rimangono bloccate fuori nei campi. Nessuno ci ha mai calcolato ed ora che arriva la corsa delle biciclette invece tutti sono pronti a pulire ed asfaltare la strada“.
Uno di loro ci accompagna lungo l’argine: “Vedete quel ponte? Aveva sette archi per far defluire le acque. Ne restano solo tre perché gli altri sono stati chiusi. Vi rendete conto? L’acqua non fa le curve, ce lo insegnano a scuola, va dritta. Ed ora sta divorando la strada, non ci voleva molto a capirlo”.
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