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“Doping? Significa barare”,
la lezione del procuratore Seccia
agli studenti del liceo sportivo (VIDEO)

 

di Maikol Di Stefano 

“Ero un maratoneta ma ho smesso di gareggiare per quanto marciume ho visto”. Ha concluso così la lezione sul doping il procuratore della Repubblica di Fermo, Domenico Seccia, che nella mattinata di oggi ha incontrato i ragazzi del primo triennio del liceo sportivo del polo Urbani di Porto Sant’Elpidio. Il procuratore ha toccato il tema del doping sportivo in ogni sua sfumatura, partendo dai primissimi episodi, che la storia narra nell’antica Grecia, arrivando ai casi dei giorni nostri come lo scandalo di Marco Pantani e Lance Armstrong.

“In realtà, non ho mai parlato di doping davanti ad una platea; quando mi è arrivato questo invito e ho scoperto che i miei referenti fossero dei ragazzi iscritti al liceo sportivo, ho pensato che forse avevate una conoscenza più profonda della mia – ha esordito il Procuratore della Repubblica – La parola doping in sé cosa vuol significare? Semplicemente barare”.

Un tema, quello del doping sportivo, che negli ultimi anni, soprattutto legato al mondo del ciclismo, è sempre stato agli oneri della cronaca. Doping che però negli ultimi mesi ha toccato nervi scoperti di tematiche assai più grandi come il gelo tra USA e Russia proprio sullo scandalo che ha coinvolto gli atleti olimpici europei.

“Io sono uno che con la storia sportiva di Marco Pantani si è emozionato, tantissimo, fino a quel giorno di Madonna di Campiglio dove il caso doping lo ha travolto. Bisogna ricordare però che lì la sospensione è arrivata per un tasso di ematocrito troppo alto; in realtà il problema non è stato il ‘doping sportivo’, ma il fatto che quel tasso segnasse un rischio per l’atleta stesso, poteva portare ad una trombosi”.

Doping vicino ai ragazzi però, anche e soprattutto nel mondo agonistico dilettantistico. “Avete partecipato ad una di queste manifestazioni? Se passate sul percorso, dopo gli atleti, trovate a terra un vero mare di flaconi, bustine, integratori e non pensate che tutte siano consentite. Io ero un maratoneta, ma ho smesso di gareggiare per quanto marciume ho visto in queste realtà senza poi il giusto controllo”.

Un incontro quello organizzato dal preside Roberto Vespasiani e dalla vicepreside Ada Granatelli che ha visto l’intervento anche del giudice sportivo FIGC di Ancona, Pericle Truja che con i ragazzi ha trattato la tematica dell’illecito sportivo. Una giornata di formazione diversa per gli studenti del Carlo Urbani, che hanno potuto usufruire dell’esperienza diretta di chi, per passione e professione, ha speso la propria vita al fine di garantire il regolare svolgimento delle attività sportive.


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