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Nasce il coordinamento
disoccupati e precari della Cgil di Fermo

“La crisi di questo modello economico e le politiche sbagliate degli ultimi governi, hanno creato una disoccupazione strutturale e di massa. Solo nelle Marche sono oltre 70.000 i disoccupati (dato Istat) che sappiamo essere un dato per difetto, per i quali non è previsto un sistema di protezione sociale adeguato, al contrario del resto d’Europa”. Così Giusy Montanini  segretaria provinciale Fiom-Cgil e responsabile Mercato del Lavoro annuncia la nascita del coordinamento disoccupati e precari della Cgil Fermo.

“Oggi coloro che non trovano un posto di lavoro vivono una situazione di solitudine e malessere – spiega la Montanini – con il rischio altissimo di finire sotto la soglia di povertà. Le scelte adottate dai vari governi, hanno peggiorato la situazione: la riforma Fornero ha impedito a migliaia di persone di andare in pensione, contribuendo a negare ai giovani l’ingresso nel mondo del lavoro e tagliato gli ammortizzatori sociali anziché ampliarli, in piena crisi.
La disoccupazione non si contrasta con i voucher, con la precarizzazione del lavoro per chi ce l’ha ed i tirocini formativi, che spesso sono utilizzati solo per risparmiare sul costo del lavoro. Gli Enti Locali e le scuole sostituiscono il lavoro stabile con l’utilizzo degli LSU, i centri per l’impiego che avrebbero un ruolo fondamentale in questa difficile situazione, sono depotenziati e sotto organico. Le azioni da adottare sono ben altre e la proposta di legge di iniziativa popolare, promossa dalla Cgil risponde a questa esigenza, dalla tutela del lavoro stabile e di qualità, alla salvaguardia di chi non ce l’ha, prevedendo un reddito per i disoccupati “ da assicurare una vita libera e dignitosa”, l’intervento dello Stato nel favorire lavori di pubblica utilità oltre naturalmente a riscrivere un diritto del lavoro che recuperi i principi costituzionali”.

Montanini che aggiunge: “Ci sono già leggi in vigore che se finanziate, produrrebbero nuova occupazione, come la solidarietà espansiva, la possibilità cioè per le aziende di ridurre l’orario di lavoro a fronte di nuove assunzioni.
Perché, ad esempio le risorse nazionali e regionali, non si concentrano su questo tipo di intervento anziché erogare ingenti risorse una tantum che non producono occupazione stabile, ma solo spreco di denaro pubblico?
Perché, non incentivare e motivare le aziende nell’accoglimento delle richieste di riduzione dell’orario di lavoro, che nei settori industriali ci sono, ma puntualmente disattese? Eppure accogliere le richieste di part-time che nascono da esigenze famigliari e personali, comporterebbe nuove assunzioni a parità di costo per le aziende. Che i disoccupati e i precari, dunque diventino protagonisti di una battaglia difficile, ma necessaria ed urgente, organizzandosi in soggetto collettivo (il coordinamento disoccupati e precari Cgil) per rivendicare una nuova politica per l’occupazione, la difesa e il rafforzamento dei centri per l’impiego perché il ruolo del pubblico è insostituibile e affinché si superi il senso di solitudine e di impotenza che pervade Chi vive l’ingiustizia della disoccupazione e della precarietà. Questo è l’obiettivo della costituzione del coordinamento”.

 


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