Suicidio Nicolai, la procura di Roma
mette sotto sequestro
il pc e i telefoni del ragazzo

Giacomo Nicolai

di Giorgio Fedeli

Non è un capitolo chiuso. La magistratura italiana vuole fare luce, chiarezza, sulla morte di Giacomo Nicolai, suicidatosi, almeno stando alla versione della polizia spagnola, con tre fendenti al petto in un appartamento di Valencia, dov’era con il programma Erasmus. La polizia iberica, dopo aver subito archiviato il caso come suicidio, ha, infatti, riconsegnato gli effetti personali del ragazzo ai familiari, compresi il suo computer portatile e i suoi telefoni cellulari. Ma alcuni dettagli sulla tragica scomparsa del 24enne fermano sembrano non convincere la magistratura italiana. Né quella fermana né, a questo punto, quella capitolina. La Procura di Fermo, infatti, nei giorni scorsi, per mano del Procuratore capo, Domenico Seccia, ha aperto un fascicolo sulla morte di Nicolai (leggi l’articolo). E come da prassi, trattandosi di un decesso di un italiano avvenuto all’estero, tutto è stato trasmesso alla magistratura romana. E anche questa seconda sembra voler seguire la linea intrapresa dal procuratore Seccia.

Il procuratore capo di Fermo, Domenico Seccia

La Procura romana ha, infatti, disposto in queste ore il sequestro del portatile e dei due telefoni del ragazzo. A prelevare i dispositivi sono stati delegati i carabinieri di Fermo. Insomma al vaglio eventuali files, foto, chiamate o sms che possano servire a fare luce sulla scomparsa di Nicolai. Sempre in queste ore, a riprova del fatto che gli inquirenti italiani vogliono dissipare ogni dubbio sulla morte del ragazzo, e vagliare ogni minimo dettaglio prima di archiviare il caso come suicidio, il sostituto procuratore Marcello Monteleone della Procura di Roma, in sintonia con la volontà dei genitori del ragazzo, espressa con tanto di istanza, ha disposto accertamenti autoptici e tossicologici sulla salma del giovane (leggi l’articolo). Solo alla fine degli accertamenti medico-legali e quelli investigativi, si potrà dunque finalmente scrivere la parola fine su una vicenda che, nella sua drammaticità, ha scosso la comunità fermana.

 

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