La denuncia di Ceroni:
sul terremoto il Governo ha fallito,
sono i numeri a parlare

“Sul terremoto dopo sette mesi siamo al punto di partenza. Siete riusciti a scontentare tutti, cittadini, imprese, professionisti. I sindaci hanno perfino minacciato di riconsegnare la fascia al prefetto, seppelliti dalla burocrazia più che dalle macerie”. Così il senatore Remigio Ceroni, coordinatore regionale di Forza Italia Marche, si è espresso ieri al Senato, durante la sua dichiarazione di voto sul decreto terremoto.

“Il Governo non ha saputo affrontare questa grave calamità in maniera efficace ed efficiente, dimostrandosi ancora una volta inadeguato – denuncia Ceroni – siamo al terzo decreto-legge e sono state emanate 18 ordinanze commissariali”. Nel suo discorso il senatore ha evidenziato i numeri del ritardo nel fronteggiare la situazione di emergenza: in sette mesi sono state installate 63 casette rispetto alle 3.000 necessarie, su 1.400 stalle ne sono state consegnate soltanto 33. “Il sostegno alle imprese danneggiate dal sisma è ancora da venire. L’indennità una tantum di 5.000 euro a favore dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, delle attività commerciali, delle attività autonome e professionali non si sa che fine abbia fatto – ha proseguito Ceroni – i sopralluoghi sono ancora in alto mare. La ricostruzione è al punto di partenza sia quella leggera, che quella pesante. Pensate che non sono state neppure rimosse le macerie a distanza di sette mesi”.

Riguardo al bando per acquistare immobili da destinare agli sfollati, evidenzia il senatore: “Vi avevamo suggerito di acquistare gli appartamenti invenduti sul territorio per collocare le famiglie che avevano perduto la casa. Ci siete arrivati dopo nove mesi, ma è evidente che non li volete acquistare, perché il bando che avete fatto stilare prevede dei criteri in forza dei quali gli immobili acquisibili saranno solo poche decine – ha aggiunto – avete voluto a tutti i costi acquistare le Soluzioni abitative in emergenza (Sae) al costo di 1.280 euro al metro quadrato, a cui si aggiunge l’urbanizzazione, ma si capisce che qui c’è di mezzo il Consorzio nazionale servizi di Bologna e guai a deviare dalla scelta. A chi le ha pronte a un prezzo più basso del 30 per cento, la Protezione civile ha risposto di partecipare alla prossima gara”.

Riguardo al piano Anas Ceroni ha rilevato che “praticamente non è stato fatto ancora nulla. I cimiteri sono ancora bare a cielo aperto. I fondi stanziati sono totalmente insufficienti e risibili rispetto ai 23,5 miliardi di euro di danni stimati: 1,7 miliardi di euro stanziati per il 2016-2017 sono una miseria rispetto alle necessità”.

Ha concluso il senatore marchigiano: “Per i Comuni si doveva prevedere compensazioni delle entrate, ridotte per effetto delle esenzioni e delle sospensioni, procrastinare le rate dei mutui, i sindaci giustamente temono di essere costretti a chiudere in dissesto i bilanci. Da ultimo, era opportuno prevedere l’istituzione della zona economica speciale (Zes) per favorire le imprese che vogliono ripartire e investire nei territori terremotati. Senza un incentivo chi volete che vada lì a investire. Per addolcire la pillola di nuove tasse agli italiani diranno che servivano gli aiuti per le zone terremotate”.


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1 commento

  1. 1

    Fallito..? Il fallimento presupporrebbe almeno un tentativo…

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