di Paolo Paoletti
S’intitola “La Diplomazia Pontificia” il volume a cura di Matteo Cantori e che rappresenta un nuovo punto di rifermento nella letteratura di approfondimento per capire meglio le dinamiche dello Stato Pontificio ed i suoi rapporti internazionali. Questa mattina la presentazione ufficiale in Provincia alla presenta dell’autore, dell’arcivescovo di Loreto Mons. Giovanni Tonici e di don Osvaldo Riccobelli in rappresentanza dell’Arcidiocesi di Fermo. Consigliere provinciale Stefano Pompozzi che ha parlato di come questo libro rappresenti:”Un’occasione di arricchimento per il territorio. La diplomazia è una delle arti più nobili, gratificanti e in ambito Pontificio è un’arte ancor più gratificante e di ancor maggiore responsabilità”.
Don Osvaldo Riccobelli, per la Diocesi di Fermo ha portato il saluto dell’Arcivescovo Conti: “Sono contento di essere qui per imparare – ha detto don Osvaldo – la diplomazia pontificia è una sorta di modello per la nostra sede locale della Curia. Mi colpisce come la Santa Sede continui a mandare in diplomazia ecclesiastici. I Nunzi Apostolici sotto tutti arcivescovi. Da giovane non ne capivo il motivo. Con il tempo e con l’esperienza ho realizzato che non si tratta di un mero esercizio di diplomazia ma che questo ruolo rappresenta anche un grande valore pastorale servizio della diplomazia che può fare la differenza nel tessere le relazioni con gli stati, anche in quello geograficamente e politicamente più complicati”.
Matteo Cantori autore del libro ha spiegato le origini di questo testo arrivano: “Da una tesi di laurea in diritto ecclesiastico. Il rapporto con Mons. Tonucci è nato su consiglio del mio parroco che, vista la grande esperienza, mi ha consigliato l’arcivescovo di Loreto. L’ho contattato e ci siamo incontrati. Abbiamo scoperto che esistevano solo tre libri su questo tema, ormai rari e poco diffusi. Da qui è partita la pista di ricerca, mi sono laureato, e una volta consegnata la tesi a Mons, Tonucci è nata l’idea del libro. Una grande figura alla quale ho chiesto di fare la prefazione”.
Un libro che si articola in tre capitoli: un primo storico, un secondo giuridico e un terzo dedicato ai rapporti tra democrazia Vaticana e le varie realtà internazionali. “Quando parliamo di diplomazia pontificia non è solo il Nunzio Apostolico – spiega Cantori – immaginiamo una sorta di piramide, al vertice troviamo il segretario di Stato Vaticano, subito dopo i Nunzi e via via i delegati che in rappresentanza del Papa sono diplomatici veri e propri. La diplomazia Pontificia è così efficace perché, a differenza di un diplomatico classico, il rappresentante Pontificio ha un ventaglio di fonti ben più ricco. Basta visitare un villaggio per conoscerne i problemi ed entrare in contatto con un missionario o con l’associazione Onlus che opera in quella zona. Una rete d’informazioni unica. La figura del Nunzio Apostolico nasce nel 1500 con la creazione dei vari stati, tra cui quello Pontificio e in cui il Papa, in quanto sovrano di uno Stato, ha un suo rappresentante. Nunzio che fa riferimento però anche alla parola pastorale. I primi secoli della Chiesa non erano rosei, c’erano eresie ed altri problemi. Si facevano i concili, non vi erano aerei o internet e venivano nominati rappresentanti. Dunque una funzione dottrinale e pastorale di ripristino della fede. Poi con il passare dei tempi queste figure hanno acquisito la funzione attuale di ambasciatori”.
Mons. Giovanni Tonucci Arcivescovo di Loreto ha portato il suo contributo dalla sua esperienza personale: “Ho visitato tre continenti, sette paesi, una grande ricchezza di scoperte fatte. Vivere come rappresentante Pontificio comporta innanzitutto capire il doppio ruolo che un Nunzio Apostolico ha. E’ accreditato presso il governo del paese, quindi un ambasciatore, e presso la conferenza episcopale. In ambedue i casi il Nunzio è il rappresentante non di un capo di Stato ma del capo della chiesa Cattolica. Il Papa non accredita i suoi rappresentanti in quanto sovrano dello Stato Pontificio ma come centro della Chiesa. Le difficoltà sono diverse, il dialogo può diventare più o meno difficile a seconda delle circostanze. Essere ambasciatori significa essere diplomatici, ovvero aggiustare gli imbrogli fatti dagli altri, dai politici. Pensate alle gaffe fatte dai politici. Pensiamo alle dichiarazioni dell’attuale presidente degli Stati Uniti, e al lavoro che devono fare gli ambasciatori per aggiustare e aiutare a risolvere queste situazioni d’imbarazzo”.
Mons Tonucci che ha aggiunto: “Il 5% del tempo è riservato ad attività diplomatica, il 95% a questioni di Chiesa. I ricevimenti non solo solo occasione mondana ma soprattutto un momento d’incontro per affrontare gli argomenti in maniera più immediata. In passato attraverso una conversazione con un ambasciatore del Canada in un ricevimento, sono riuscito a far nascere una casa per ragazze nel Camerun. Nelle relazioni con il Governo la Santa sede si muove per garantire la liberà della chiesa, ovvero la libertà di coscienza, di culto, di azione per i vescovi e per i sacerdoti. In un paese davvero democratico non c’è bisogno di lottare per ottenere questo, in altri paesi invece è difficile riuscirci. Oggi i paesi che non accettano una presenza della Santa Sede non accettano la presenza di un Nunzio Apostolico, pensiamo al Vietnam o alla Cina, hanno un sistema di controllo verso le persone sempre più dittatoriale anche se sono democratici”.
I temi attuali della diplomazia: “Oggi ci troviamo a che fare con problemi come la bioetica, la difesa della famiglia, la difesa della vita, la preoccupazione costante verso la manipolazione da parte dei paesi ricchi di quelli più poveri. L’aiuto internazionale in alcuni casi diventa un modo di ricattare. Il prestigio della chiesa locale e del Papa aiuta molto nelle relazioni con i paesi”.
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