Montanini, l’aiuto a Montefortino e la mancanza di prevenzione: “Vi fanno le rotonde ma intanto case e scuole crollano”

di Andrea Braconi

Quando con Giorgio Montanini inizi a toccare un tema, in un attimo rischi di ritrovarti dentro un’altra riflessione, ma sempre con un nesso rispetto a quella iniziale. Magari passi anche per la promozione della Fermana in LegaPro e per quel 5 luglio che invece di generare coesione ha alimentato le distanze. Ma se parli di terremoto – il motivo della telefonata dopo l’ufficializzazione della sua data in Belgio il prossimo 12 maggio per aiutare la Scuola Primaria di Montefortino (leggi qui) – dalle immancabili battute la barra si sposta subito sulle responsabilità politiche, sui ritardi e sulla totale mancanza di prevenzione.

Giorgio, come nasce questa collaborazione con l’associazione Allez les Marche di Bruxelles?

“Tante volte mi hanno chiamato per il terremoto, ma ho sempre detto di no perché dal mio punto di vista se vai dalle popolazioni colpite dal terremoto è come se nel dopoguerra dopo i bombardamenti dei tedeschi gli parlavi delle contraddizioni della società. Li ammazzi ancora di più. Storicamente l’avanspettacolo nasce proprio nel dopoguerra, una comicità leggera per non far pensare le persone. Con il terremoto provi la stessa tragedia e così ho detto a chi mi ha cercato: è lì che dovete chiamà Brignano! Nel caso di Bruxelles, invece, è gente delle Marche che organizza un evento per devolvere il ricavato alle popolazioni colpite e quindi ho accettato con piacere. É una situazione diversa e perciò vado molto volentieri. Naturalmente, tengo a precisare che prenderò il mio cachet intero per poi girarlo direttamente alla scuola di Montefortino. Non mi metterò in tasca nulla.”

Che idea ti sei fatto degli artisti che si prestano a manifestazioni di solidarietà nei territori colpiti?

“Come al solito vado controcorrente. Credo che il Governo italiano, a prescindere dal colore, conti tantissimo sulla benevolenza e sul grande spirito di fratellanza che si manifesta in questi momenti. Il popolo italiano è solidale, anche diversi extra comunitari, sempre nel mirino di piccoli razzisti, si sono impegnati dall’agosto scorso, ma questo diventa una sorta di cuscinetto quando ci sono simili disgrazie. La beneficienza in un Paese democratico ed evoluto è una contraddizione. Non possono essere gli italiani a pensare alle popolazioni colpite, ma è lo Stato che si deve fare carico di una situazione gravissima. E in che modo? Prendiamo proprio noi marchigiani: da almeno vent’anni abbiamo maturato una consapevolezza di essere in una zona altamente sismica, è come se una freccetta colpisse sempre il bersaglio rosso. Se tu lo sai, come in altri Paesi evoluti, prendiamo Giappone e la California negli Stati Uniti, sarebbe ideale che tu Stato invece di raccogliere morti e macerie prevenissi non il terremoto ovviamente, ma mettessi le persone che vivono lì nella condizione di abitare in case antisismiche. E lo faresti spendendo molti meno soldi rispetto a quelli che oggi spendi per mobilitare Protezione Civile e tutte le varie forze, con l’aggiunta di quelli per la ricostruzione. Mi sono fatto l’idea che se un Governo ristruttura adesso e opera in maniera intelligente per i cinque anni successivi, poi passa il tempo e metti che non succede nulla, ha speso soldi senza vedere benefici in termini elettorali, benefici di cui magari usufruirà il Governo che verrà dopo. Sembra così assurdo? A me no.”

E girando l’Italia che percezione delle Marche sei riuscito a captare?

“Sai, i miei colleghi e le persone con le quali collaboro sono tutte preoccupate, mi hanno sempre scritto messaggi per sapere come andava. Ma pensare ad un’identificazione del marchigiano con il terremoto onestamente no, non me l’ha mai detto nessuno. Che adesso andando a Trieste o a Catania mi dicano ‘ah, tu vivi nelle Marche terremotate’ no, questo proprio no. Non è come vivere sotto il Vesuvio quando erutta, no!”

Visto dalla rete, c’è chi è arrivato anche a definirci come una regione “piagnona”.

“Il vantaggio ma anche il problema di Facebook è che permette a tutti di esprimersi. Ad esempio, c’è stato un cretino toscano, sedicente artista, che ha insultato il popolo marchigiano definendolo piagnone perché secondo lui in Irpinia c’erano meno soldi mentre nelle zone delle Marche colpite dal terremoto erano tutte seconde case. Come dire: avete una qualità della vita maggiore, quindi per il terremoto dovete piangere meno. Trovo questa cosa allucinante, completamente folle. Fare polemica, se è giusta, serve e bisogna farla, ma se è pretestuosa perché devi trovare visibilità allora no, sei Vittorio Sgarbi. Quindi, non so se il popolo marchigiano sia o no più piagnone di altri, ma la mia sensazione è che stia provando a ripartire con grande determinazione.”

La paura come grande alibi.

“La paura purtroppo è irrazionale, ma ripeto, io fuori questa paura di venire nelle Marche non la percepisco. Mentre mi è capito di sentire tantissime persone di Fermo e Porto San Giorgio che non fanno tante cose perché hanno paura del terremoto: e lì non ci vado a mangiare, e lì non mi compro casa. Io sono un po’ allibito perché dico: non ha senso, il terremoto è totalmente imponderabile, c’è stato a Porto San Giorgio anni fa, per quello che ne so potrebbe anche venire giù Santa Petronilla… va vé, quella no! Comunque, è proprio stupido ragionare in questi termini, anche se siamo un Paese sismico con strutture da terzo mondo. Il problema è la nostra mentalità, è che se eleggi un sindaco o un Governo per farti le rotonde quelli ti faranno le rotonde, mentre non faranno mai una programmazione sul lungo periodo. Nulla è stato fatto in prevenzione e di questo si continua a non parlarne, quando invece sarebbe la prima cosa da fare.”


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