Alla luce della recente pubblicazione dei dati del Settore Cappello con le stime della Federazione Italiana TessiliVari e del Cappello su dati ISTAT, al 31 dicembre 2016 riguardanti il Comparto del Cappello su scala nazionale, si torna a porre l’attenzione sulla situazione attuale del Distretto e sugli sviluppi futuri. “Innalzare la qualità del prodotto, offrire servizi al passo con i tempi ma anche studiare forme di co-branding con aziende dell’abbigliamento e del lusso che scelgono di produrre nel nostro Distretto del Cappello”. Sono queste le sfide future secondo Paolo Marzialetti, presidente nazionale Settore Cappello e vicepresidente Federazione Italiana TessiliVari che prosegue: “Più in generale dobbiamo migliorare le condizioni che attraggano nel distretto aziende che vogliono produrre un cappello di pregio”. Anche i manufatti stanno subendo un’evoluzione. Il distretto è nato con i cappelli di paglia, la cui materia prima ormai da decenni viene importata da Cina e Vietnam, e più recentemente anche dall’Ecuador per la produzione dei famosi Panama di fascia più alta. Non solo. Se qualche anno fa la strategia intrapresa da diverse aziende è stata quella di affiancare la produzione locale con la commercializzazione di cappelli finiti importati dalla Cina, ora l’acquisto dall’estero del prodotto finito è in calo proprio perché il mercato chiede ormai un sempre più alto livello di qualità”.
E’ importante capire, dunque, i punti di forza e debolezza di un settore che da lavoro a a 1700 addetti compreso l’indotto, nella media valle del Tenna. “La collaborazione con le aziende dell’abbigliamento è indispensabile – prosegue Paolo Marzialetti – per sostenere la produttività dei cappellifici, visto che non abbiamo un marchio riconoscibile. Infatti ci presentiamo sui mercati internazionali unicamente con la qualità del manufatto e con l’etichetta Made in Italy, la cui definitiva regolamentazione a livello comunitario deve divenire ormai imprescindibile ed irrinunciabile”.
La mancanza di un marchio commerciale unico, una cultura imprenditoriale tutta marchigiana poco incline alle sinergie non solo nel Settore Cappello e l’assenza di una fiera specifica di riferimento hanno recentemente stimolato anche l’assessore regionale alle Attività Produttive e Internazionalizzazione, Manuela Bora, in visita alle aziende del Distretto durante la Fiera Premiere Classe di Parigi nel gennaio scorso, a rilanciare e dare nuovo vigore quantomeno al Marchio Territoriale di Origine e Qualità con il relativo Disciplinare di produzione. Quest’ultimo già riconosciuto ed approvato dalla Giunta regionale, al fine di rendere più incisiva l’azione di marketing e promozione del Settore Cappello, attraverso il nostro Distretto universalmente riconosciuto come il più importante d’Europa, con un marchio territoriale che verrà affiancato a quello regionale “1M Marche Eccellenza Artigiana”.
“Tale progetto della Regione Marche scaturisce dai limiti del nostro Distretto – aggiunge Paolo Marzialetti, presidente nazionale Settore Cappello e vicepresidente Federazione Italiana TessiliVari – formato da imprese la cui piccola dimensione, da un lato garantisce la flessibilità (nella gestione, nella produzione, nei costi, ecc.), dall’altro rappresenta un limite per la carenza di risorse finanziarie. Debolezze che grazie alla carica e alla laboriosità degli imprenditori artigiani vengono spesso superate grazie alla forza insita nell’artigianalità e nella manualità del nostro prodotto, nella loro vocazione storica e nella capacità di rinnovamento. Non a caso il Distretto mantiene salda la sua supremazia nel prodotto finito a livello internazionale tanto che i nostri maestri cappellai sono stati i primi ad intraprendere rapporti commerciali con l’Estremo Oriente e ad avere poi anche implementato le sinergia con l’Ecuador”.
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