Dalla prostituzione ‘senza volto’
al denaro per il terrorismo
:
la Finanza va oltre le ‘Black beast’

INDAGINI - L'operazione Black beast, che ha portato a sgominare una pericolosa organizzazione criminale dedita al controllo della prostituzione nel Fermano, ha fatto emergere numerosi dettagli che non sono passati inosservati alla Finanza di Fermo. Molti interrogativi al vaglio degli investigatori che non si fermano, dunque, agli undici arresti

di Giorgio Fedeli

L’OPERAZIONE

Black beast, pratica chiusa. Con l’arresto dell’ultimo latitante (leggi l’articolo) si chiude il cerchio sull’importante indagine di polizia giudiziaria delegata dalla Procura della Repubblica di Fermo e condotta dal Gruppo della Guardia di Finanza di Fermo, attraverso la quale è stata smantellata un’agguerrita associazione criminale che controllava lo sfruttamento della prostituzione nel Fermano. L’intensificazione dell’attività di ricerca, effettuata dai militari del Gruppo di Fermo sotto la direzione del pubblico ministero, Alessandro Piscitelli, ed il coordinamento del Procuratore capo, Domenico Seccia, ha consentito, infatti, la settimana scorsa, la cattura dell’ultimo dei ricercati, destinatario dell’ordinanza di applicazione di misure cautelari in carcere emessa dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Fermo. Ma la Finanza non abbassa la guardia. Con l’arresto dell’ultimo componente dell’organizzazione criminale che reggeva i fili della prostituzione sulla costa fermana, le fiamme gialle da una parte hanno potuto con soddisfazione mettere la parola fine a una maxi operazione che ha sgominato un clan pericolosissimo operante nella provincia, dall’altra però hanno potuto acquisire elementi che non possono assolutamente essere sottovalutati o automaticamente archiviati. Nuovi scenari si aprono davanti ai finanzieri, fino a quello, terrificante, del finanziamento al terrorismo. Ma andiamo per ordine, scandagliando i dettagli “sospetti” legati all’arresto dell’ultimo latitante.

GLI INTERROGATIVI

Il primo: nonostante fosse ricercato da mesi, con un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, l’undicesimo membro delle Bestie nere si trovava ancora a Porto Sant’Elpidio. Lì, infatti, i Finanzieri lo hanno arrestato, in un’attività commerciale. Quanto forti erano, dunque, gli interessi, soprattutto economici, in loco del 20enne tanto da indurlo a rimanere nell’epicentro delle ricerche? Perché non si è dato alla macchia, magari tornando nella sua terra d’origine? No, è restato in Italia, addirittura a Porto Sant’Elpidio. Secondo: nonostante la giovane età, N.G.B., queste le sue iniziali, aveva già esperienza nel mondo del meretricio. Il ragazzo, infatti, gestiva un gruppo di giovani prostitute. Ma singolare è la dinamica con cui è venuto in contatto con le Black Beast. All’inizio, infatti, tra il singolo e l’organizzazione si sarebbe creata una sorta di concorrenza subito smussata dopo aver trovato un equilibrio nella gestione territoriale della prostituzione. Insomma il 20enne non era del tutto organico alle Black Beast ma aveva intavolato con loro una sorta di collaborazione, coesistevano sul territorio insomma. E anche questo ha posto gli investigatori dinanzi a un fondamentale interrogativo: come può un singolo arrivare a trattare, faccia a faccia, con una spietata, e ben strutturata, organizzazione? Difficile, ragionando su scala criminale, anche solo immaginarlo. E da qui la domanda più inquietante: dietro N.G.B. si cela un’altra organizzazione? Un’ipotesi preoccupante che i Finanzieri non si sentono di escludere. Dallo scacchiere criminale alle singole pedine. N.G.B. è stato arrestato mentre si trovava all’interno di un pubblico esercizio elpidense dove era in compagnia di una connazionale intenta ad effettuare un trasferimento di denaro verso l’estero. Chi è quella ragazza? Un volto relativamente nuovo per gli investigatori. Cosa si cela, se qualcosa si cela, dietro di lei? Non sarebbe una persona etichettabile come “semplice prostituta”. Dunque che ruolo aveva al fianco del 20enne?

IL PUZZLE ‘NERO’

Quella giovane, si diceva, stava effettuando un trasferimento di denaro all’estero. Money Trasfer. Due parole che riportano inevitabilmente la memoria a quella circolare del 2016 proprio della Guardia di Finanza su scala nazionale in cui si invitano i vari reparti a “consolidare un elevato livello di attenzione nei confronti dei soggetti fruitori dei servizi forniti dai money transfer operanti sul territorio nazionale, alla luce dei perduranti profili di rischio da più fonti segnalati circa il possibile utilizzo di tale circuito per finalità di riciclaggio di proventi illeciti e di finanziamento del terrorismo”. E che vedono impegnati, a prescindere dall’indagine Black beast, i finanzieri fermani, come d’altronde i colleghi di tutta Italia, da sempre. Non è una novità, infatti, che la Guardia di Finanza stia da tempo passando al microscopio, sia a livello nazionale che internazionale, simili operazioni per isolare e reprimere movimenti di denaro per possibili finalità di riciclaggio di proventi illeciti e di finanziamento del terrorismo. Le fiamme gialle controllano costantemente i trasferimenti di denaro, anche quelli di piccola entità, ossia sotto i mille euro. I controlli hanno al centro le possibili pratiche elusive delle regole che, infatti, sovraintendono i servizi di rimesse all’estero come il divieto di artificioso frazionamento dei trasferimenti al di sotto della soglia di legge, quello che in gergo tecnico è conosciuto come ‘smurfing’. A tutto questo, poi, si aggiunga l’attività di intelligence per monitorare movimenti sospetti tesi a occupare il vuoto lasciato dalle bestie nere. Insomma un lavoro a tutto campo quello dei Finanzieri che non permette mai di abbassare la soglia di attenzione, con una miriade di elementi da passare al microscopio, con dettagli che si intersecano in un puzzle misterioso e contorto, un ginepraio che richiede attenzione, intuito, professionalità e costanza.

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