La ‘Battaglia delle Marche’
nel commovente ricordo
del generale Aiosa (VIDEO)

PORTO SAN GIORGIO - Il generale Rosario Aiosa, medaglia d'oro al valor militare, quella notte tra il 17 e il 18 maggio del 1977 comandava i carabinieri Beni e Piermanni. Lui rimase gravemente ferito
Il ricordo, spezzato dalla commozione, del generale Aiosa

Il generale Rosario Aiosa con la vedova dell’appuntato Beni, Elena Cecchini

di Giorgio Fedeli (foto Federico De Marco)

Lui comandava quei carabinieri uccisi dal fuoco della malavita. Lui, gravemente ferito, li ha visti morire. Lui non dimenticherà mai quella notte tra il 17 e il 18 maggio di 40 anni fa quando persero la vita l’appuntato Beni e il maresciallo capo Piermanni. Era capitano, oggi è generale. Le ferite sono ormai rimarginate. Ma lo squarcio nel cuore quello non si curerà mai. E a distanza di quarant’anni al generale Rosario Aiosa la voce si spezza, un nodo in gola sale, quando ricorda i suoi uomini immolati per un bene superiore. E quando parla di quella struggente e emozionante corsa della comunità a donare il sangue per salvare le vite dei carabinieri. Il generale Aiosa oggi ha partecipato al 40ennale della scomparsa dell’appuntato Beni, nella piazza che porta il suo nome, alla presenza del comandante generale dei carabinieri, il generale di corpo d’armata, Tullio Del Sette (leggi l’articolo). Il suo ricordo tocca le corde del cuore e della memoria: “Quello che avevamo predisposto quella notte era un normalissimo servizio di carattere preventivo. In realtà quelle persone che abbiamo individuato erano un gruppo pericolosissimo del clan dei Catanesi operante soprattutto a Torino. Avevano pensato di allontanarsi dal Piemonte e quella sera stessa erano arrivati qui nelle Marche, a Porto San Giorgio. Avevano trovato rifugio a casa di un basista. Noi avevamo organizzato un controllo davanti al Caminetto. Ne scaturirono tre conflitti a fuoco, due a Porto San Giorgio e uno a Civitanova Marche. Due dei nostri sono purtroppo morti, e due gravemente ferito. Dei banditi, quattro sono morti e due arrestati.

Da sinistra, il generale Aiosa, la vedova dell’appuntato Beni, il comandante generale dell’Arma, il gen.c.a. Del Sette e il sindaco Loira

Dal punto di vista dei numeri a contrasto della criminalità una grande soddisfazione ma dal punto di vista del sacrificio dei nostri, un grandissimo dolore. Sono rimasto molto legato alle Marche, dove mi sono curato. Il rapporto con la popolazione è sempre stato ottimo. Il ricordo di quei fatti ci tocca in maniera significativa. La battaglia delle Marche, insieme a un altro episodio nel ’36, è l’unico caso in cui per noi sono state concesse tre medaglie d’oro, e due d’argento. Il rapporto con la comunità è sempre stato eccezionale. Ricordo l’enorme quantità di sangue donato dalla gente” poi la voce del generale si spezza, quel nodo in gola lo assale. Può bastare. Per due ferite che non rimarginano, quelle che portano i nomi di Beni e Piermanni, non basterebbero nemmeno altre mille parole, nemmeno altre mille vite.

 

 

Il generale Del Sette: ‘Il sacrificio di Beni è servito a costruire l’Italia, i giovani non dimentichino’ (LE FOTO E I VIDEO)


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